venerdì 17 marzo 2017

Addome acuto in gravidanza

Non ho scritto prima perchè non sapevo come sarebbe andata a finire.
Ma oggi è stata dimessa, ed è andato tutto bene!
Quando capita un addome acuto in gravidanza, non sappiamo mai che pesce pigliare.
Per noi è come un labirinto dove non sai che strada prendere: se non intervieni, la paziente può morire, perchè l’addome acuto è generalmente causato da una condizione morbosa molto seria...però, l’operazione stessa può causare un aborto, e la malata od i suoi familiari ti possono accusare di aver causato la perdita della gravidanza tu stesso con l’intervento chirurgico.
Mi è successo infatti molto recentemente: era un volvolo intestinale con necrosi di una lunga ansa ileale. La paziente era in condizioni critiche. Abbiamo dovuto resecare le anse morte e ristabilire la canalizzazione. 
L’intervento è andato bene, ma la notte seguentela donna ha avuto contrazioni ed ha perso la sua gravidanza di sei mesi.
Ovviamente il marito ha dato la colpa a me, ed ha detto che sono stato io ad uccìdere suo figlio... senza minimamente pensare che, più esattamente, ero stato io a salvare la vita di sua moglie!


La settimana scorsa abbiamo ricoverato un’altra donna con segni di addome acuto: dapprima ci sembrava appendicite, ma, in seguito all’ecografia, ci siamo orientati sulla diagnosi di cisti ovarica torta.
Ho tentato per un paio di giorni la terapia medica, con riposo a letto ed antidolorifici: ero troppo spaventato dall’idea di provocare anche in lei l’aborto, e di dovermi sorbire ancora le ire del marito.
D’altra parte si sa che questa è una complicazione possibile ogni qualvolta si apre l’addome in una donna incinta! 
Dapprima sembrava che il dolore si attenuasse con le medicine, e che forse la cisti si sarebbe de-torta spontaneamente.
Il terzo giorno però la paziente ha accusato dolori addominali lancinanti ed ha sviluppato tutte le caratteristiche cliniche del peritonismo.
Non c’era altra via d’uscita. Bisognava operare! Abbiamo chiesto sia a lei che al marito di firmare il consenso informato, in cui si scriveva chiaramente anche della possibilità di perdita del feto.
Entrambi hanno accettato di firmare senza battere ciglio...lei perchè aveva troppo male e lui perchè era troppo spaventato.
Abbiamo operato, cercando di toccare il meno possibile l’utero della donna.
La cisti ovarica era in effetti torta ed ormai in fase necrotica: la diagnosi era stata corretta, così come la decisione di intervenire, ma la paura per l’esito della gravidanza permaneva.
L’operazione è finita senza grosse difficoltà.
La donna è stata bene durante l’ anestesia, e non ci sono state importanti emorragie.
Subito dopo averle richiuso l’addome, abbiamo controllato il battito cardiaco fetale con il sonycade, e ci è parso rassicurante.
Nel post-operatorio abbiamo dato alla mamma la terapia tocolitica, sempre al fine di prevenire l’inizio di un travaglio pretermine.
Abbiamo pregato ed incrociato le dita, sempre temendo il peggio.
Ma oggi la paziente è stata dimessa: le sono stati tolti tutti i punti, non ha più male e soprattutto se ne torna a casa con una gravidanza vitale e senza problemi.
Probabilmente anche questo è uno dei tanti miracoli che succedono quotidianamente a Chaaria e di cui spesso non siamo neppure pienamente coscienti.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....