sabato 18 marzo 2017

Ma è finito davvero lo sciopero?

Oggi avevamo deciso per una lista operatoria non troppo pesante, sia perchè ieri sera le emergenze erano finite a mezzanotte, e sia perchè già alle 6 eravamo stati chiamati per un altro cesareo urgente.
La mattinata è andata abbastanza bene e ci siamo portati avanti con la lista. Per il pomeriggio avevamo lasciato solo 3 interventi e la nostra previsione era di concludere tranquillamente per le 18.
Ma abbiamo fatto i conti senza l’oste.
Nel pomeriggio è stato un susseguirsi continuo di cesarei urgenti riferiti da altre strutture rurali (7 tra le 14.30 e le 20.30), e nel frattempo siamo stati massacrati dai pazienti ambulatoriali.
Anche oggi quindi non siamo riusciti a finire la lista e tre pazienti sono arrabbiati con noi per essere stati digiuni ad aspettare e poi non essere stati operati.
Pure oggi arriviamo a sera stremati e con la percezione che ormai a Chaaria non ci sono più orari, nè di giorno, nè di notte.


Anche domani dovremo operare, sia per finire la lista di oggi e sia anche perchè in serata abbiamo ricoverato una gravidanza extra-uterina, per adesso stabile ma ad alto rischio di sanguinamento.
Stanchissimo, durante l’ultimo cesareo ho chiesto a Marcella: “ma lo sciopero è finito davvero?”
Lei si è messa a ridere ed ha risposto candidamente: “ora molta più gente conosce Chaaria e decide di venire qui per i loro problemi di salute. Sarà sempre così, e non torneremo più al numero di pazienti che avevamo prima dello sciopero”.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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