martedì 9 maggio 2017

E' morta la mamma di Mururu

Dire che i Buoni Figli hanno un sesto senso è dire poco!
Mururu da alcuni giorni continuava a ripetere che la sua mamma stava male e che la voleva vedere.
Per motivi organizzativi legati alla disponibilità dell'automobile, purtroppo, siamo però riusciti a portare a casa Mururu solo il giorno in cui la sua mamma è effettivamente deceduta.
Ora il suo corpo è qui nel nostro mortuario, e venerdì ci sarà il funerale nel villaggio di Kaguma, da cui Mururu proviene e dove ancora ha fratelli e sorelle.
Mururu è stato a casa due giorni con i suoi, ma ieri siamo andati a prenderlo.
E' abbastanza sereno, ma, nonostante la sua condizione mentale, è assolutamente cosciente del fatto che la sua mamma non c'è più. A volte piange e si dispera, a volte fortunatamente la sua mente cambia programma e riesce anche ad essere giocherellone come sempre.
Murururu sa che ora non ha più genitori: il papà è infatti mancato parecchi anni fa.
Nel suo piccolo mondo interiore, Mururu è molto triste, soprattutto perchè la mamma non c'è più, ma anche perchè avrebbe voluto essere a casa da lei l'ultima settimana della sua vita terrena, e non è stato possibile.


E' stato anche forte quando gli abbiamo mostrato la salma in camera mortuaria.
So che Mururu è molto caro a tantissimi volontari: preghiamo quindi per lui in questo momento di sofferenza.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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