martedì 13 giugno 2017

Due casi molto particolari in sala operatoria

John e' stato portato a Chaaria da oltre 50 chilometri di distanza per
un addome acuto insorto dopo una caduta per incidente da mototaxi.
Il paziente diceva di aver battuto molto pesantemente sulla strada cadendovi di pancia.
Abbiamo fatto l'ecografia ed abbiamo anche eseguito paracentesi esplorativa: aveva emoperitoneo, cosa che ci ha portati immediatamente a pensare ad una rottura di milza.
Ma la nostra sorpresa e' stata grande in sala quando, pur confermando un'ingente quantita' di sangue in peritoneo, non abbiamo documentato ne' una rottura di milza, ne' una di fegato.
Quello che in me ha fatto suonare il campanello di allarme e' stato il fatto che nel sangue raccolto in peritoneo, ho trovato alcuni fagioli che vi galleggiavano.
Abbiamo quindi deciso di esplorare tutto il tubo digerente e, con grandissima sorpresa, abbiamo trovato una larga lacerazione dell'intestino tenue e del mesentere.
Pur essendo partiti con la mente pronta a fare una splenectomia, siamo poi finiti coll'eseguire una resezione ileale con anastomosi termino-terminale. Il sangue in peritoneo era probabilmente originato dalla rottura delle arterie mesenteriche.
Abbiamo trovato davvero inusuale il fatto che una caduta dal motociclo potesse causare una lacerazione dell'intestino tenue!
Il paziente ora sta bene, e questa e' comunque la cosa piu' importante.


Oggi invece abbiamo ricevuto una donna che proveniva da appena 12 chilometri da Chaaria. Aveva sul fianco sinistro due piccole ferite da taglio che lei diceva essere dovute ad un'aggressione con arco e frecce. La donna era sicurissima del fatto che una sola delle due frecce fosse stata estratta e che quindi la seconda fosse ancora conficcata da qualche parte dentro la sua persona.
Anche nel suo caso, in sala siamo stati sorpresi dalla grande quantita' di sangue in peritoneo.
Considerando la possibile traiettoria delle frecce, dedotta dalle ferite sulla cute, ci aspettavamo di trovare una milza spappolata.
Anche oggi pero' la milza era innocente.
L'altra cosa strana era il fatto che non riuscivamo a trovare la freccia da nessuna parte.
Ad un certo punto, abbiamo notato la presenza di bile in addome e ci siamo quindi orientati nella zona della colecisti: era aperta con un grosso sbrego da cui la bile fuoriusciva libera.
In profondita', non lontano dalla cistifellea, nella zona pancreatica, si avvertiva palpatoriamente anche qualcosa di appuntito e metallico.
Abbiamo pian piano aperto i vari piani ed infine abbiamo reperito la freccia.
Non ci e' voluto molto a prendere visione dei molti danni causati da quell'arma tradizionale: la cistifellea era lacerata e l'abbiamo dovuta togliere; c'erano un'ampia apertura nella parete dello stomaco ed altre due lacerazioni dell'intestino tenue, che con calma abbiamo riparato. Da ultimo la freccia si era conficcata nel fegato ed aveva causato un taglio della sua faccia inferiore.
Certamente la persona che ha assalito questa donna la voleva uccidere, ed e' solo per miracolo se le frecce hanno solo sfiorato l'aorta o la vena cava. Certamente la donna non sarebbe arrivata fino all'ospedale, se cosi' fosse stato!
Adesso e' fuori dalla sala da poco, ma speriamo che ce la faccia.
Anche quello di oggi e' stato un caso parecchio inusuale!

fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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