martedì 6 giugno 2017

Giornata tremenda

La giornata e' stata un vero campo di battaglia. Ambulanze che portavano pazienti disperati. Gli assistenti in ambulanza erano autisti e signore della pulizia...gia', perche' gli infermieri scioperano e non possono aiutare neppure a svuotare l'ospedale maggiore di Meru!
Ho ricevuto cosi' tante fratture che mi viene da piangere al pensiero che domani parta Luciano per l'Italia. Le dovro' affrontare da solo e devo respirare lungo e rimanere calmo, senza lasciarmi prendere dal panico.
Ma arrivava proprio di tutto: una donna in travaglio chissa' da quanto e con forti emorragie da placenta previa non ce l'ha fatta ed e' morta subito dopo il cesareo, lasciandoci con l'ennesimo orfano da accudire. 
Un vecchietto con frattura di femore non operata dalla notte dei tempi perche' non aveva soldi, e' andato in paradiso a causa di un edema polmonare insorto subito dopo il ricovero. Di un altro malato gravissimo non sappiamo nulla: ne' il nome, ne' la provenienza, ne' un indirizzo dei parenti. 
E' stato scaricato su una barella ed abbandonato li' da una ambulanza che poi e' sfrecciata via. 
Abbiamo un gruppo di psichiatrici violenti che abbiamo dovuto sedare pesantemente perche' non picchiassero gli altri ammalati. Sono approdate a Chaaria anche persone con malattie gravi come la TBC, o con addomi acuti che necessitano intervento chirurgico urgente. 
Dovremmo operare 24 ore, ma non ne abbiamo le forze.


Siamo di nuovo un lazzaretto manzoniano.
Cerchiamo di fare tutto quello che possiamo, ma la situazione e' nuovamente estrema e pesantissima.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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