sabato 30 settembre 2017

La maternità

Dopo un giorno in cui pareva che la densità di popolazione in maternità tendesse a diminuire, dandoci l'illusione di essere giunti al termine del baby boom di settembre, il numero dei ricoveri è però nuovamente risalito ed i ritmi sono ritornati ad essere vertiginosi.
I parti naturali non si contano, ed i cesarei sono davvero tantissimi.
Finire in sala operatoria all'una di notte è più o meno la regola, e già pare una benedizione se non ci sono chiamate fino al mattino seguente.
Quando poi (spessissimo, purtroppo!) c'è un'emergenza tra le 2 e le 3 di mattina, allora la notte di riposo viene completamente spezzata, e non ci sono possibilità di recupero il giorno seguente perchè bisogna comunque lavorare.
Nelle ultime due settimane questa situazione è stata completamente sulle spalle di Fr Giancarlo, ed oggi intendo ringraziarlo sinceramente e fraternamente per aver voluto che io non rinunciassi a quell'occasione unica di formazione professionale ed umana che è stato il convegno negli USA.


Si è sobbarcato un peso incredibile per permettermi di staccare.
Insieme a Giancarlo esprimo il mio sincero ringraziamento a tutto lo staff dell'ospedale, ed in particolare alla dottoressa Apophie che mi ha sostituito.
Sono contento di essere andato negli Stati Uniti; di aver imparato, di essermi riposato e ricaricato. Ora sono motivato e carico per continuare nel nostro servizio incondizionato a chi soffre ed ha problemi economici...magari con qualche competenza ortopedica in più

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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