sabato 2 settembre 2017

Nkonge è andato in paradiso

Questa mattina alle 5.30, presso il Centro dei Buoni Figli, e' spirato Alfred Nkonge, dopo breve malattia che ci aveva spinto anche ad un ricovero ospedaliero.
Era stato ricoverato per vomito incoercibile, poi migliorato con la terapia. 
Avevamo deciso di dimetterlo e di riportarlo al Centro dove il personale lo conosce meglio ed e' piu' abituato a soddisfare i suoi bisogni ed a servirlo nei migliore dei modi.
Stamattina comunque e' spirato nel suo letto. Pensiamo che si sia trattato di una grave forma di gastroenterite, probabilmente da escherichia coli.
Alfred Nkonge era nato il 30/07/1978. Era affetto da disabilita' mentale gravissima, associata ad handicap fisico importante, con necessita' della carrozzina. Da sempre e' completamente non-autosufficiente e bisognosi di assistenza continua. Non ha mai parlato e solo chi lo conosce sa capire i suoi stati d’animo e i suoi bisogni.
E' stato accolto al Centro Buoni Figli il giorno 08/07/1988, ma poi e' stato completamente dimenticato dai suoi familiari.
Il padre aveva abbandonato la famiglia quando Nkonge era piccolo.
La madre e i suoi fratelli da anni non vengono a fargli visita.
Abbiamo recentemente attivato delle ricerche per metterci in contatto con loro, ma senza successo.


Nkonge è nato prematuro (al settimo mese di gravidanza) e per 15 giorni è stato in incubatrice. Forse, la prematurita' è stata la causa della sua grave disabilità.
Ora e' morto nella sua vera famiglia, quella che non lo ha abbandonato e che lo ha servito fino al suo ultimo respiro.
Organizzeremo un funerale semplice a cui parteciperanno solo i suoi compagni del Centro Buoni Figli, e poi riposera' nel cimitero della missione, insieme ad altri ragazzi come lui, a tanti pazienti dell'ospedale, a Fratel Giovanni Bosco ed a Fratel Lodovico.

Fr Beppe


1 commento:

Unknown ha detto...

Riposa in pace Piccolo!


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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