martedì 14 novembre 2017

Far fuoco con la legna che abbiamo

Oggi c’e’ stato un momento incredibile di stress, creato da una situazione surreale che purtroppo a Chaaria si verifica piuttosto spesso, a causa delle nostre carenze strutturali di fondo.
Abbiamo due sale ed entrambe erano occupate: in sala grossa avevamo una difficile frattura, mentre in sala piccola era programmata una isterectomia.
Mi ero appena cambiato per entrare in sala ad operare l'isterectomia quando sono stato approcciato da Sabina, che aveva in mano una cartella della maternita’: “Doctor, questa mamma ha un distress fetale; il battito non e’ buono ed il liquido e’ tinto di meconio. Non ci sono speranze per un parto naturale... bisogna operarla al piu’ presto!”
Appena ricevuta la notizia mi sono precipitato in sala per cercare di fermare Mbabu, ma sono entrato quando ormai la paziente era stata “spinalizzata”. L'anestesista mi ha semplicemente detto: “ormai e’ tardi. Anche in sala grande l'intervento era all'inizio.
Non possiamo invertire l’ordine degli interventi. Se avessimo tre sale, e soprattutto molto piu' personale, potrei lasciare una infermiera qui con la malata a seguire la spinale, ed io potrei anestetizzare e fare il cesareo nell’altra sala, mentre ginecologo ed ortopedico potrebbero continuare nei loro interventi. ... ma cosa possiamo dire?! 
Questa e’ la nostra situazione di lavoro, e la dobbiamo accettare. Preghiamo solo che l’isterectomia sia breve, e che il feto abbia la forza di aspettarci rimanendo in vita...la frattura e' cosi' complessa che certamente finira' dopo l'isterectomia”.


Siamo dunque entrati per l’isterectomia, che, per una speciale grazia di Dio, e’ risultata molto piu’ semplice del previsto. Mentre ancora stavamo chiudendo la cute, Kanana era gia’ inginocchiata a terra per pulire la sala al meglio... “Non vogliamo tempi morti!”
Abbiamo sbarellato noi stessi la paziente isterectomizzata, ed abbiamo aiutato le infermiere a preparare la stanza per la nuova procedura chirurgica.
Intanto nell'altra sala la frattura era ancora in alto mare.
Meno di due ore piu’ tardi stavamo aprendo la pancia della donna che non era riuscita a partorire. Le nostre speranze di “tirar fuori” un feto sano erano praticamente poco superiori allo zero... ma Dio ha voluto farci un regalo!
Il bimbo era molto “affaticato”, e stentava a respirare; ma, dopo poche e semplici manovre rianimatorie, si e’ messo a piangere forte.
Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo... ma che stress abbiamo dovuto sopportare!
Le emergenze sono sempre una spada di Damocle, perche' possono arrivare in qualunque momento... anche all’inizio di un lungo intervento programmato, ed anche quando entrambe le sale e tutto il personale sono impegnati... e non sempre la situazione si risolve con un lieto fine come per fortuna e’ successo oggi.
Eppure a Chaaria e’ cosi’... e dobbiamo fare fuoco con la legna che abbiamo.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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