domenica 12 novembre 2017

La maratona ortopedica continua

Partito Luciano, abbiamo accolto Riccardo e Giancarlo (del CUAMM), che sono arrivati ieri ed immediatamente si sono messi al lavoro.
Pure oggi abbiamo operato e credo che abbiamo aiutato molte persone con fratture anche parecchio complesse.
La cosa bella e' che ormai la gente sa che a Chaaria si fa buona ortopedia, che non facciamo pagare niente per gli impianti necessari, e che non diciamo di no a nessuno per motivi economici.
Questo da una parte ha significato un aumento esponenziale del numero di pazienti ortopedici, ma dall'altra ha anche voluto dire che la gente non va piu' in ospedali dove vengono solo tenuti in parcheggio finche' pagano esose cifre di denaro per l'intervento...ma vengono direttamente a Chaaria.
Oggi abbiamo operato una frattura di femore in un paziente che aveva avuto incidente di mototaxi ieri.
Operare una frattura fresca e' molto piu' agevole perche' i monconi sono facili da ridurre e non c'e' formazione di callo osseo.
L'intervento in genere non dura piu' di un'ora, il malato puo' camminare l'indomani e viene dimesso in quinta giornata post-operatoria.


Ricordo anni fa, agli albori dell'ortopedia a Chaaria: operavamo fratture inveterate (magari di un anno); ci trovavamo di fronte ad arti deformati ed a calli ossei abnormi ed estremamente difficili da rimuovere; l'intervento durava ore ed ore ed il paziente perdeva un sacco di sangue, talvolta con necessita' di trasfusione in sala; spesso dovevamo ricorrere a placche e poi a gessi che obbligavano a lunghi periodi a letto, con possibilita' di complicazioni gravi (quali la tromboflebite): il paziente stava a lungo in ospedale, cominciava a caricare dopo 45 giorni, la riabilitazione era lunghissima ed a volte il risultato finale non proprio esaltante.
A Chaaria e' avvenuta una rivoluzione copernicana per l'ortopedia che permette ai malati di tornare a casa guariti in tempi davvero brevissimi.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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