martedì 21 novembre 2017

La notte

Uno degli aspetti sicuramente piu' pesanti della vita a Chaaria e' certamente quello di essere sempre di guardia, tutte le notti, senza soluzione di continuita'per tuttonl'anno.
E' vero che non vengo chiamato ogni notte, ma e' altrettanto vero che si dorme sempre con un filo di ansia e con un orecchio sempre teso all'eventuale emergenza notturna.
Dopo molti anni per me e' ormai diventata una cosa normale ed a dire il vero non mi pesa piu'.
L'altra mia fortuna e' che comunque riesco a riprendere sonno in tempi non troppo lunghi anche dopo un cesareo od un'altra emergenza notturna.
Questo mi aiuta certamente tanto visto che poi l'indomani non ho sostituti e bisogna comunque lavorare in ospedale.
Ringrazio il Signore pure per le veloci capacita' di recupero del mio organismo. Infatti, pur essendo chiamato di notte, in genere l'indomani mi sento in forma, e, a parte qualche momento un po' duro nel primo pomeriggio (la mia pausa pranzo e' di circa 10 minuti e non faccio siesta perche' torno immediatamente in sala), poi mi riprendo bene e lavoro fino a sera tardi con una lucidita' normale.


Non dormo mai durante il giorno, nemmeno dopo importanti chiamate notturne, perche' mi sono settato in modo tale che, se dormo di giorno, poi ho insonnia di notte. Se di giorno mi affatico, poi di notte dormo come una pietra.
Da anni molti dicono he questo stile di vita e' nocivo alla salute fisica e psicologia...ma stranamente io sto bene, sia nel fisico (e di questo ne sono certo) che nella mente (qui almeno lo spero).

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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