venerdì 15 dicembre 2017

Un miracolo?

Domenica scorsa alle 12 Tim mi presenta un uomo in pessime condizioni generali. Non ha pressione, sembra assolutamente disidratato, e soprattutto ha un addome duro come una pietra.
Il suo emocromo dimostra un importante aumento dei globuli bianchi.
Gli facciamo un’eco e vediamo anse intestinali dilatate.
“Sembra proprio una peritonite” dice Tim.
Io non ho obiezioni sulla diagnosi, ma espongo i miei dubbi sulle condizioni generali: “mi sembra un uomo che non sopravvivera’ certo
all’anestesia!”.
Rimaniamo un po’ dubbiosi, ma poi ci accordiamo sul fatto che lasciarlo morire senza fargli niente sarebbe omissione di soccorso. E’ una persona giovane, sulla trentina, e non si puo’ lasciarlo morire
cosi’ senza nemmeno provarci.
“Ma chi e’?” chiedo a Tim incuriosito.
“E’ il papa’ di una bambina che hai operato di frattura di femore tre giorni fa. Non e’ quindi un paziente, ma un assistente. Era in pieno
benessere, ma ieri sera ha lamentato dolori addominali acuti. Pensando ad una gastrite gli abbiamo dato i farmaci del caso, ma stamattina le condizioni sono peggiorate di colpo ed e’ caduto a terra incosciente.
Ieri non sembrava cosi’ disidratato, ed i vicini di letto non hanno visto episodi di vomito.
Lo abbiamo portato in sala in tempi brevissimi ma non prima di aver chiamato qualcuno da casa a prendersi cura della bambina operata.
Ci aspettavamo una peritionite che pero’ non abbiamo trovato.
Non abbiamo infatti trovato niente di speciale: anse intestinali distese si’, ma no appendicite, no perforazioni e no versamento in peritoneo.
Abbiamo messo un sondino nasogastrico e ci ha impressionato sia la quantita’ che il colore del liquido che ne e’ fuoriuscito: di aspetto
lattescente.
Abbiamo richiuso l’addome pensando di aver fatto una laparatomia inutile.
Poi, in fase di risveglio e’ iniziata una diarrea irrefrenabile che ci ha colti alla sprovvista e ci ha spaventati: non erano infatti feci ma
lo stesso liquido lattescente che vedevamo nel sondino…e il paziente perdeva litri e litri di fluidi: ecco perche’ era cosi’ disidratato!
Rice water diarrhea in Inglese.
Diarrea a purea di riso in Italiano.
Il fluido usciva a litri e ci ha impestato la sala…ci abbiamo messo ore a pulire, disinfettare e sterilizzare gli ambienti.
Abbiamo raccolto campioni di feci per la coltura, ma abbiamo pensato subito al vibrione colerico…quale altra diarrea si presenta cosi’?
Abbiamo isolato il paziente e lo abbiamo trattato con le precauzioni che si addicono ad un malato di ebola.
Lui pero’ non migliorava.
Sempe incosciente, sempre asciutto e disidratato nonostante litri e litri di infusioni endovenose elettrolitiche.
Gli davamo antibiotici in vena e doxiciclina per sondino nasogastrico.
E’ rimasto tra la vita e la morte fino a ieri, quando ha ripreso conoscenza ed ha iniziato a bere.
La diarrea e’ continuata massiva, ma oggi e’ molto ridotta: sono ora feci molli, ma non piu’ acquetta biancastra.
Ha iniziato oggi ad alimentarsi e la cosa piu’ importante e’ che ha tanta sete ed assume liberamente le soluzioni reidratanti orali
dell’OMS.
Sembra fuori pericolo. Siamo tutti strafelici perche’ lo davamo per spacciato.
Oggi e’ anche arrivata la coltura che e’ risultata negativa…dato davvero misterioso per me.
Che strano!
Le condizioni generali e la presentazione clinica dopo l’inizio della diarrea sembravano proprio quella del colera.
All’inizio siamo stati sviati dalla rigidita’ addominale e lo abbiamo portato in sala. Poi pero’ il quadro ci e’ parso lapalissiano, e la
terapia che gli ha salvato la vita e’ quella per il colera.
Si e’ beccato una anestesia di troppo ed ha una cicatrice sulla parete addominale…ma l’impostante e’ che oggi penso con fondata speranza che non morira’ ed andra’ a casa a vedere la sua bambina operata per la
frattura…per inciso la piccola e’ stata dimessa ieri e non ha mai avuto diarrea.
Ricordando le condizioni generali di quest’uomo e vedendolo oggi seduto sul letto mentre mangia e beve, penso che si tratti ancora di uno dei tanti miracoli di cui siamo spettatori a Chaaria.

PS: nella foto vedete Christine, orfanella di Chaaria, da anni sostenuta economicamente da Franco e Valentina Guidobaldi. A loro il
sentito ringraziamento di Christine e della sua famiglia. Christine ora vive con la zia.


Fr. Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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