martedì 20 febbraio 2018

Congresso Ortopedico

Dopo 12 ore di mezzi pubblici sono arrivato a Eldoret dove si tiene il congresso ortopedico "Sign" per il Kenya. Era dal 2010 che non si organizzava in congresso Sign in Kenya. Sono stato personalmente invitato, insieme alla dottoressa Makandi, dal Dr Zirkle, fondatore di Sign e qui presente per il Congresso.
E' un'emozione grandissima per me rivedere il Dr Lewis, ed essere considerato tra i membri significativi della sua importante organizzazione umanitaria. 
Ad Eldoret impareremo molto sia sulle fratture delle ossa lunghe, sia su quelle del bacino, sia anche sull'esecuzione di lembi cutaneo-muscolari.
Ho lasciato l'ospedale ad un gruppo di motivatissimi volontari che insieme alla dottoressa Agnes ed alla dottoressa Apophie certamente non avranno problemi nei giorni della mia assenza.
Ringrazio di cuore Fr Giancarlo per l'occasione offertami sia di apprendimento, sia di incontro con i nostri benefattori di Sign e sia anche di riposo e di stacco dalla pesante routine dell 'ospedale. 
So che per lui sara' piu' dura questa settimana. 


Da una parte mi spiace e dall'altra sono davvero contento di essere qui al congresso.
Grazie di cuore anche ai volontari che lasceranno Chaaria prima del mio rientro e che quindi non potro' salutare. 

Fr. Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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