venerdì 30 marzo 2018

E' stato il diavolo!

La mamma e' agitatissima. Sono le 22 ed e' arrivata con un bimbo di un anno sulla schiena ed un altro sofferente che a mala pena cammina al suo fianco.
Il bimbo piu' grande ha appena 5 anni, piange e chiama la mamma.
Lei e' agitatissima e sembra in preda ad una crisi isterica.
Capiamo subito che il paziente e' il figlio maggiore perche' notiamo
che ha una grossa macchia di sangue sulla maglietta sporca.
Lo mettiamo in barella.
Lui piange ed ha paura.
Non so se ne abbia piu' di me o delle urla di sua madre.
Ha un piccolo taglio sulla parte superiore dell'addome dal quale fuoriesce una materiale che conosco bene. E' omento.
Il bimbo anche vomita il cibo che ha mangiato a cena.
La mamma non sta ferma e continua ad urlare che e' stato il diavolo.
Io cerco di calmarla e le dico che il diavolo non usa coltelli e che quella sembra una ferita penetrante da pugnale.


Lei e' confusa e mette insieme una storia improbabile: il bambino stava giocando con un coltello e se lo e' piantato nella pancia.
Mah! Davvero un bambino che gioca si infligge una ferita del genere?
Capisco che dalla genitrice non tirero' fuori un ragno dal buco. Lei vuole addirittura portare a casa il figlio e chiede solo una medicazione.
Riesco con fatica a convincerla al ricovero:
"Non ho soldi" mi dice lei, ma io sono preparato alla tecnica e le rispondo che la ricovero gratuitamente.
"Non posso fermarmi. Non ho vestiti per la notte"...anche questa manovra era prevedibile e le assicuro che le daremo la divisa dell'ospedale dopo la doccia...sia a lei che anche ai due bambini.
"Ma non vedi che ho un altro bimbo sulla schiena"..."ovvio che lo vedo, non sono mica cieco. potrai rimanere in ospedale anche con lui", ribadisco ancora.
Alla fine la convinciamo al ricovero ed anche all'intervento chirurgico.
Dobbiamo essere sicuri che non ci sia una emorragia interna o una perforazione gastrica o intestinale...bisogna aprirgli la pancia!
Alla fine lei firma il consenso informato all'operazione, anche se l'agitazione psico-motoria non migliora e lei continua a dar la colpa a Satana.
Entriamo in sala.
Il piccolino e' molto tenero. Con noi non piange e pare fidarsi di noi.
Prima dell'anestesia, Marcella lo coccola per un po', e prova a farsi dice che cosa fosse davvero successo.
Lui e' candido come tutti i bambini e ci confida subito che aveva fatto arrabbiare la mamma, la quale gli ha tirato la panga in un momento di furore.
Ovviamente se ne sara' pentita amaramente quasi subito, ed ecco la ragione di fondo per cui il capro espiatorio piu' comodo era diventato il diavolo.
Fortunatamente non c'erano emorragie interne e neppure perforazioni d'organo.
La panga si e' fermata nello spazio che separa lo stomaco dal colon trasverso. Anche l'omento non sanguinava.
L'intervento e' stato piu' facile del previsto.
Il piccolo e' ora sveglio e non ha male.
La mamma e' adesso tranquilla nel letto con i suoi due pargoletti.
Ovviamente non le ho detto che il piccolo ha rivelato il segreto circa l'accaduto. Ho troppa paura che poi gliele suoni.
Credo comunque che quella donna non provera' mai piu' a lanciare una panga al proprio figlio, neppure quando sara' molto, molto arrabbiata.

PS: nella foto un momento della Via Crucis nella parrochhia di Chaaria. Buon venerdi' Santo a tutti!

fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....