sabato 31 marzo 2018

Il pleniluvio di primavera

La luna in cielo splende raggiante e cosi' luminosa da permetterti addirittura di leggere un libro.
E' la prima luna piena di primavera...la luna di Pasqua.
Quest'anno il plenilunio pasquale ci ha portato un vero baby boom che dura ormai da vari giorni.
Da una settimana siamo oberati in maternita' come non succedeva da mesi.
Parti tutti i momenti, complicazioni qua e la', cesarei a ripetizione.
Siccome in questo periodo non ho volontari chirurghi o ginecologi al mio fianco, tocca a me gestire la sala operatoria completamente.
Ogni giorno preparo una lista impegnativa perche' i casi in attesa sono moltissimi, e quotidianamente la lista non riesco a finirla perche' in mezzo si inseriscono un sacco di cesarei e di altre emergenze (addomi acuti, appendiciti, gravidanze ectopiche e cosi' via).
Ieri abbiamo posticipato ben quattro operazioni, a motivo di quattro cesarei che hanno rallentato il lavoro programmato.
Alla lista di oggi ho quindi aggiunto solo quattro nuovi casi, nella speranza di farli tutti e otto.
Stasera alle 7, dopo altri quattro cesarei urgenti, stanchissimi e sudati, siamo riusciti a finire la lista dei casi rimandati di ieri.
Quelli programmati per oggi non li abbiamo neppure toccati. Ci siamo scusati con loro per l'inutile attesa e l'estenuante digiuno.
Li rimettiamo in lista per domani, sperando di riuscire a finire in tempi decenti visto che e' la domenica di Pasqua.


Chissa' poi se i cesarei di domani ci lasceranno comunque finire la lista oppure no.
Questa e' la nostra Pasqua: pensateci cosi': oberati, stanchi, ma anche impegnati a mantenere un clima di preghiera nel nostro cuore.
Auguri sinceri a tutti i lettori.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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