giovedì 22 marzo 2018

Il sudato articolo sul carcinoma dell'esofago

Finalmente siamo riusciti a pubblicarlo! Ci ho messo molti anni a farlo!
Mi ero quasi scoraggiato e volevo buttare la spugna! Ma chi la dura la vince.
L'articolo raccoglie la casistica dell'ambulatorio di endoscopia digestiva a Chaaria, nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2017.
Ho chiesto aiuto a molta gente in quanto non sapevo come impostare lo studio, mancandomi sia il tempo che le conoscenze epidemiologiche necessarie.
La mia esperienza clinica mi diceva comunque che ci troviamo di fronte ad una grave epidemia di carcinoma dell'esofago per la quale le autorita' sanitarie sembrano fare orecchio da mercante.
La ricerca che abbiamo fatto per questo articolo ci ha permesso di dimostrare che, non solo il Kenya si trova in un'area di elevata incidenza, ma anche che la nostra zona ha una concentrazione di malattia veramente impressionante e superiore a quella di molte aree del Paese.
Nell'articolo abbiamo cercato sia di esporre il problema e sia anche di analizzare le possibili cause di tale elevatissima incidenza.
Ovviamente molti studi vanno ancora fatti per comprendere l'eziologia del carcinoma dell'esofago nella nostra zona ed in Kenya in generale.


Nel nostro articolo abbiamo sia cercato di sfatare vecchie idee che poi si sono rivelate non scientificamente provate, ed abbiamo umilmente puntato l'attenzione su aspetti dietetici, come l'elevato consumo di mais nella dieta base, che predispone alla contaminazione da parte di funghi capaci di produrre tossine chiaramente cancerogene (l'aflatossina e' forse l'esempio piu' conosciuto ma non e' l'unico).
Non abbiamo le capacita' per arrivare ad una definizione eziologica.
Sara' un lavoro di anni da parte degli epidemiologi.
Noi volevamo sollevare il problema; volevamo creare attenzione ad una epidemia nascosta e devastante che sta uccidendo la nostra gente, nella speranza che le autorita' sanitarie prendano nota del nostro SOS e facciano qualcosa.
La cura per tale neoplasia, spesso diagnosticata con gravissimo ritardo, e' praticamente impossibile, con sopravvivenze a 5 anni ben inferiori al 20%.
La nostra speranza e' che il nostro articolo possa contribuire a lavorare efficacemente sulla prevenzione.
Un grazie sentito ai miei co-autori, principalmente al Dr Alessandro Urgesi ed al Dr Carlo Lanza che hanno lavorato moltissimo all'elaborazione dei nostri dati clinici a Chaaria.
Inutile dire che stasera avere in mano questo articolo mi ha reso davvero felice.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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