martedì 15 maggio 2018

Italia

Sono arrivato in Italia per un importante incontro nella Casa Madre del Cottolengo a Torino.
Si tratta di una riunione che coinvolge la maggior parte dei Fratelli e tutte le comunita' in cui operiamo in diverse parti del mondo.
Ovviamente, anche per il Cottolengo come per tutte le congregazioni religiose, si pone il problema della carenza di vocazioni.
Non abbiamo vocazioni, invecchiamo tutti, e quindi si tratta di decidere quello che riusciremo a portare avanti in futuro.
Ovviamente le discussioni e le decisioni di questi giorni avranno ripercussioni anche su Chaaria.
Io sono convinto che Chaaria appartiene alla Divina Provvidenza e che certamente continuera' ancora per molti anni a servire i poveri ed I bisognosi.
Non credo che siamo noi a decidere se una struttura cosi' importante per la gente e per I malati si debba chiudere solo per la paura di non poterla portare avanti in futuro. Noi abbiamo a disposizione solo il presente, quando possiamo impegnarci al massimo e dare tutto. Il futuro e' nelle mani di Dio e lui sapra' come portare avanti la missione di Chaaria.


Tanti sono I volontari che credono in noi, tanti sono I benefattori che hanno donato e donano soldi per rinnovare e migliorare la struttura e lo strumentario. 
Molti sono I generosi che con le loro offerte ci aiutano a coprire le spese per curare chi non ha soldi. 
Varie sono le associazioni che ci offrono impianti chirurgici ortopedici; noi a tutti promettiamo il nostro impegno. e la continuita' nel futuro...lo speriamo!
Pregate per Chaaria, per l'incontro e per tutti noi.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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