giovedì 24 maggio 2018

Per aspera ad astra

Ho visto questa frase latina sulla maglietta di un passante mentre camminavo alla volta della stazione ferroviaria, dopomaver lasciato casa madre a Torino.
E' stata per me come un incoraggiamento non aspettato al termine di una esperienza complessa.
Ovviamente a tutti piacerebbe che le cose andassero sempre per il verso giusto, che la gente ci apprezzasse e che ci sostenesse. Desidereremmo il supporto degli altri e forse anche il plauso per le cose che facciamo. Vorremmo che tutti parlassero bene di noi.
Credo che sia umano provare questi sentimenti, anche se poi spesso rimangono solo un pio desiderio che la vita si incarica di contraddire nel quotidiano.
Molto sovente, pur dando tutto ed onestamente facendo del nostro meglio, quello che molti colgono non e' il bene che facciamo, ma piuttosto qualche particolare negativo della nostra vita e della nostra personalita'.
Allora capita che, invece di chiederti se hai dormito di notte o se sei stato in sala per emergenze varie, invece di considerare che lavori 7 giorni alla settimana e che sei di guardia 24 ore al giorno per tutto l'anno, alcuni recriminano su altri aspetti della tua personalita' e ti fanno sentire un po' come un fallimento.
La mia riflessione di oggi e' che comunque forse le critiche sono inevitabili e che ci sara' sempre qualcuno che non apprezza quello che facciamo.
Cio' potrebbe essere fonte di scoraggiamento, e certamente causa grande sofferenza interiore.


Ma poi, se accettate con maturita' ed un minimo di distacco, tutte le contrarieta' possono diventare una benedizione.
Dalle opposizioni e dalle critiche astiose nei nostri confronti noi possiamo per esempio imparare l'umilta'.
Se tutti dicessero bene di me, forse sarei un mostro di presunzione.
Lasciando la casa madre ieri, un fratello mi ha salutato dicendomi che le opposizioni sono il destino di chi sta in alto ed e' visibile come I rami piu' alti degli alberi.
Non mi sento ne' in alto, ne' molto visibile, ma ho compreso che le critiche sono inevitabili nella vita. Il compito e' mio poi di non lascarle cadere invano, ma di trasformarle in qualcosa di utile per la mia crescita interiore.
Se vengo criticato per un mio comportamento scorretto, allora devo ringraziare il Signore che, attraverso l'umiliazione, mi da' la possibilita' di migliorarmi. 
Se invece si tratta di calunnie infondate, posso ancora trasformarle in qualcosa di positivo, accettando la sofferenza, non vendicandomi contro I calunniatori e lasciando a Dio il compito di difendermi e di far luce su tutto.
Onestamente non ho paura del giudizio di Dio sul mio operato...so che Lui e' un Padre buono e misericordioso. 
Qualche volta invece ho piu' paura del giudizio degli uomini che sono molto meno misericordiosi di Dio.
Credo che le critiche comunque aiutino: ti portano a comprendere chi ti e'davvero amico e chi invece ti e' lontano, ti danno la giusta prospettiva della vita e ti fanno comprendere che anche tu sei un peccatore come tutti gli altri, ti mantengono umile, ti portano a focalizzarti su cio' che davvero conta nella vita.
Per aspera ad astra: solo se il cammino e' duro ed accidentato si arriva in alto. 
San Vincenzo de' Paoli e San Giuseppe Cottolengo dicevano che bisogna essere preoccupati quando tutti parlano bene di noi, perche' l'ordinario stile della Divina Provvidenza e' di umiliare prima coloro che poi saranno esaltati.
In questa ottica benedico anche le critiche e le detrazioni che mi mantengono umile, e mi insegnano a non ripagare il prossimo con la stessa moneta.
Allo stesso tempo ringrazio tutti coloro che mi hanno espresso grandissimo affetto ed apprezzamento. 
Lo so che tanti mi vogliono bene e ne sono davvero felice. L'ho toccato con mano anche in questi giorni.
Nella vita forse ci vogliono entrambi gli aspetti.
Spetta a noi trovare un equilibrio.
Troppo apprezzamento potrebbe montarci la testa e renderci presuntuosi.
Troppe critiche ci protrebbero demoralizzare.
Ecco quindi che un sano equilibrio tra I due estremi ci mantiene nel giusto atteggiamento di entusiasmo, impegno, dedizione, ma anche di umilta' e di coscienza dei propri limiti umani e spirituali. Ci insegna anche il giusto equilibrio nei nostri rapporti con il prossimo.
Ringrazio Dio per questi giorni complessi, ma certamente positivi alla luce di Dio.
Da ultimo esprimo il mio grazie per tutte le persone buone che ancora hanno creduto in noi e ci hanno aiutati economicamente.
Consegnero' tutte le offerte a Fr Giancarlo ed insieme decideremo come usarle per il bene dei poveri, che serviremo anche a nome dei benefattori.
Un saluto a tutti ed all'Italia.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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