sabato 23 giugno 2018

Stanco

Credo che sia una situazione piuttosto normale nelle nostre condizioni di vita, in cui non si vedono soluzioni di continuita', neppure durante il week end. Si lavora sempre, a ritmo incalzante, e questo certamente logora.

Ci sono comunque momenti di bassa, in cui ti trascini e vai avanti un po' per spirito di inerzia. Ti manca l'entusiasmo e le cose le fai un po' come una macchinetta.
Sono anche i momenti in cui i nervi sono piu' a fior di pelle e si rischia di lasciar andare qualche parola di troppo con dei pazienti che non ne possono niente.
La situazione certamente viene molto peggiorata dalle notti non dormite, vuoi per chiamate varie ed emergenze, vuoi per stati d'animo e malumori che ti portano all'insonnia.
Sono periodi un po' particolari in cui bisogna lottare per tenere alti gli ideali, per continuare a credere che quello che si fa e' comunque importante, al di la' del riconoscimento sociale o del successo, al di la' delle vittorie o delle inevitabili sconfitte.


Passi le giornate lavorando duro comunque, ma e' come se il tuo motore non volesse saperne di girare leggero: arranca e fa fatica come se ci fosse qualcosa di "bruciato" o qualche valvola "fusa".
Arrivi a sera e ti senti gli occhi pesanti. Vuoi andare a letto per rifugiarti nell'oblio del sonno, e ti rendi conto che la fatica piu' grande della giornata e' stata quella di tentare di sorridere: quanto puo' costare un sorriso quando hai il morale sotto i tacchi!
So comunque che il bene compiuto rimane, anche se hai fatto tanta fatica.
Sono anche convinto che, al di la' degli sbagli, il Signore guarda allo sforzo, all'impegno che ci abbiamo messo nel dare tutto.
Chissa' se domani sara' un giorno migliore...speriamo che la domenica mi porti un po' di riposo soprattutto nel cuore!

PS foto di Maria Sole Denaro

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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