mercoledì 13 giugno 2018

Polo ortopedico sempre piu' importante

E' ormai una realta' che l'ortopedia-traumatologia abbia assunto una pregnanza davvero significativa a Chaaria.
La maggior parte degli interventi chirurgici sono in effetti ortopedici. Non c' e' giorno in cui non abbiamo almeno 4 o 5 fratture da operare.
Una volta la specialita' piu' gettonata in sala era l'ostetricia-ginecologia, con I suoi innumerevoli cesarei, raschiamenti ed interventi vari.
Poi e' stata la volta della chirurgia generale, che per carita' rimane importantissima, ma in questo momento non puo' assolutamente essere paragonata alla pressione che l'ortopedia di offre. 
Il fatto e' anche che le nostre fratture sono in genere molto complesse, spesso esposte e quindi di per se' gia' complicate.
L'intervento in genere lo facciamo senza grossi problemi, ma poi I tempi di guarigione sono lunghissimi e spesso richiedono rientri in sala vuoi per innesti cutanei, vuoi per lembi muscolari.
In questo momento posso anche dire che la maggior parte delle lungodegenze non e' piu' legato all'HIV terminale, per altro ancora presente; o ai tumori in stadio avanzato, da cui comunque siamo invasi.
La maggior parte dei lungodegenti sono pazienti con politrauma, operati prima per le fratture, e poi con chirurgia plastica per coprire ossa esposte, e quindi ritenuti per lunghi periodi di fisioterapia.
La chirurgia ortopedica, con tutte le sue complicazioni, e' quindi al momento un 'impegno particolarmente gravoso per il nostro ospedale... Ma insieme e ' anche fonte di grandissima soddisfazione.


Ma possibile che non ci siano ortopedici che vogliono venire ad aiutarci?

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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