sabato 14 luglio 2018

L'Albero Sacro

Ciao Beppe
Grazie di tutto.
Come sempre Chaaria è un’esperienza forte.
Tanti malati, tanta sofferenza, tanta povertà, continuano a toccarmi e non riesco a farci l’abitudine.
Ma allo stesso tempo la riconoscenza dei malati è una gratificazione inestimabile che rende unico e straordinario il lavoro del medico.
Anche quest’anno porto a casa tanti momenti di gioia vissuti con i pazienti.
Tanti piccoli miracoli ... come Agnes, Lucy, Peter: tutti casi disperati per i quali si erano perse le speranze ma che si sono ripresi inaspettatamente durante il ricovero. Agnes era paralizzata semicomatosa per una meningite solo dieci giorni fa. Oggi mi ha salutato ed era seduta che mangiava da sola! Aveva negli occhi la gioia di chi ha ritrovato la vita dopo aver sfiorato la morte.
Non ci sono parole per descrivere queste emozioni, si può solo dire che ognuno di questi malati ci dà la forza per andare avanti e continuare a cercare di aiutare, ognuno nel suo piccolo con il suo contributo.

Giulia Aroasio


PS: Giulia presta da molto tempo la sua attivita’ di medico volontario in Madagascar, dove trascorre gran parte dell’anno.
Tutti gli anni trova comunque un mese anche per Chaaria.



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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