domenica 15 luglio 2018

Lettera dalla maternità

Hi, io sono un’Infermiera della Maternity, mi chiamo J.
E’ da tanto che lavoro qui, come anche le altre mie colleghe. La nostra età media è un po’ maggiore che negli altri reparti, perché l’esperienza qui è estremamente importante. 
In fondo l’Ospedale di Chaaria è nato attorno alla Maternity, per ovviare all’elevata mortalità durante il parto a domicilio: è un reparto di tanta gioia e purtroppo anche di drammi terribili: tante nascite felici, ma anche mamme e neonati che muoiono. 
Noi sappiamo per sicuro che, negli anni, sono venuti al mondo migliaia e migliaia di bambini meravigliosi e che molti di loro o le loro mamme non sarebbero sopravvissuti, senza questa Maternity. 
Come in tutto l’Ospedale, siamo poche ed ognuna è, in qualche modo, “madre” di tantissimi bimbi: anche se non abbiamo sofisticati strumenti di monitoraggio del travaglio, anche se abbiamo solo l’antico stetoscopio ostetrico, le nostre mani sapienti, la nostra grande esperienza, siamo orgogliose del nostro lavoro. 
Nella nostra cultura avere figli è di importanza capitale, il titolo di rispetto con cui ci si rivolge alla gente non è MRS o MISTER ma MAMA o BABA. 


Le donne sono realmente disperate se non possono concepire, talvolta non è colpa loro, ma è così difficile convincere i mariti a fare i test di fertilità; così, spesso, si sottopongono a delicati interventi chirurgici, pur di cogliere anche scarse possibilità. 
Il nostro lavoro si svolge con grande autonomia, seguiamo da sole il travaglio, il parto, valutiamo le condizioni di salute del neonato, decidiamo per la dimissione. Io penso di poter dire, senza presunzione, che siamo veramente brave; infatti, quando qualche cosa nel travaglio non ci convince e coinvolgiamo Fr. Beppe per un eventuale Taglio Cesareo difficilmente veniamo smentite. 
E’ un momento di tensione quando aspettiamo che l’infermiera di Sala Operatoria ci chiami per consegnarci il neonato avvolto in un telo verde: se la sua voce è accompagnata dal pianto del neonato, che sollievo.
Chi ha visto la nostra Sala Parto forse ne è rimasto colpito per la sua modestia ed essenzialità: è una stanza con tre lettini separati da una tenda, un carrello per gli strumenti una vecchia lampada scialitica portatile, una culla con una lampada per riscaldare il neonato, talvolta più d’uno. 
Spesso partoriscono in contemporanea due o tre donne, a volte la stanza risuona di gemiti di dolore, a volte le mamme serrano i denti per non fare neanche un lamento. In una stanzetta attigua ci sono tre incubatrici per le prime ora di vita o per qualche bimbo sofferente. Spesso abbiamo dei Volontari, Ginecologhe/i od Ostetriche che passano qualche tempo con noi. 
La cosa ci fa piacere, il lavoro non manca, basta mettersi d’accordo sul modo di lavorare, non pestarsi i piedi, per così dire. Personalmente ci resto male se una Volontaria si rivolge, per esempio, direttamente   Fr. Beppe senza parlare di un problema del travaglio con me; mi sembra una mancanza di considerazione della mia esperienza: probabilmente ho assistito a molti, molti, molti parti più di lei. 
Mi hanno raccontato che in alcuni Ospedali in Italia nascono 600/ 700 bambini ogni anno: a
Chaaria sono più di 1500 suddivisi su un organico molto, molto, molto inferiore. Mi piace molto invece quando si parla dei rispettivi mondi lavorativi e ti viene da dire:”è una bella idea, non ci avevo pensato!”. 
Purtroppo molte Volontarie Ostetriche sono giovani, non riescono a ritornare gli anni seguenti, ma penso che si ricorderanno per tutta la vita del “bambinificio” di Chaaria e delle sue nurses.
Siamo pienamente disponibili ad accettare nuovi consigli sulla tecnica del parto, anche se lo siamo ancora di più quando le volontarie apprezzano pure il nostro stile di far partorire.
A Chaaria poi, Maternity e Pediatria sono un unico reparto. 
Noi suddividiamo il nostro tempo tra la sala parto e le camere della pediatria, dove prendiamo le vene ai piccoli malati, facciamo la terapia, seguiamo il medico in visita.
Siamo quindi molto contente quando le osteriche italiane vogliono aiutarci non solo in sala parto ma anche in tutta la mole di lavoro che abbiamo in pediatria.

J., a nome di tutte le nurses della Maternity


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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