lunedì 16 luglio 2018

Lavoriamo per loro

Ci alziamo presto tutti I giorni.
Andiamo a letto tardissimo alla sera. Abbiamo si' e no 15 minuti di pausa pranzo.
Lavoriamo instancabilmente dal mattino alla sera.
Operiamo casi difficilissimi che molti non proverebbero neppure a toccare, sfidando I notevoli rischi post intervento.
Visitiamo pazienti in reparto ed in ambulatorio a volte in condizioni estreme.
Siamo sopraffatti dal numero dei pazienti.
Non facciamo distinzione tra chi puo' pagare e che no ha soldi...non vogliamo lasciare nessuno senza le cure di cui ha bisogno.
E tutto questo lo facciamo per loro!
Perche' la nostra gioia e' vedere un bambino che ritorna a correre guarito dopo una malaria cerebrale. Magari sua mamma si dimentichera' di dirci grazie, ma a noi basta la guarigione di suo figlio.
La nostra felicita' e' ridare ad un fratturato la possibilita' di camminare, di lavorare e di sostenere la sua famiglia.
La nostra piena soddisfazione e' un paziente che lascia l'ospedale con le sue gambe e puo' ritornare ai suoi cari in buona salute.
Si' perche' noi viviamo per I malati, per I poveri, per I bisognosi, e la nostra vita ha senso solo se ci mettiamo totalmente al loro servizio.
Vorrei fare di piu' per loro, ma faccio I conti con la stanchezza e con la limitatezza dei nostri mezzi.
Mi scontro con i miei limiti fisici e con le mie incapacita' professionali.


Vorrei conoscere di piu', essere un medico piu' competente.
Vorrei avere piu' energie fisiche e mentali.
Ma non per sentirmi un superuomo; semplicemente per rispondere a questo fuoco interiore che mi consuma e mi sprona a dare sempre di piu'.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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