sabato 25 agosto 2018

Caro Beppe, caro Giancarlo...

Un sincero grazie per averci offerto questa opportunita'!
E' stato bello tornare, ed ancora piu' speciale e' stato aver vissuto questo tempo breve ma intenso con "Teo".
E anche se queste settimane sono volate, sono bastate a ricordarci quanto e' bello e prezioso cio' che ogni giorno fate qui a Chaaria, a farci riflettere ponendoci mille domande, fino a mettere in discussione anche noi stessi.
Molte volte durante l'anno ho ripensato a questo posto, a voi. A quanto e' bello spendersi per il prossimo.
Vi ammiriamo per la scelta che avete fatto e che ogni giorno continuate a fare.
Siete davvero un grande esempio!
Ci insegnate che mettere la propria vita nelle mani di Dio e' possibile, anche se non sempre puo' essere facile, perche' ogni giorno combattete contro mille difficolta'.
Per molti e' stata una scelta inaspettata ed incompresa quella di passare il tempo precedente il nostro matrimonio qui.
Ma staccarci da tutte le preparazioni superflue e dalla nostra quotidianita' ha permesso di allargarci il cuore e di prendere ancor piu' consapevolezza della nostra decisione.


Grazie! Perche' non volevamo essere in nessun altro posto!
Perche' ci fate andare in profondità, perche' dar da mangiare ad un ragazzo dei Buoni Figli o medicare Lucy cercando di non farle male, e' molto piu' bello e spontaneo che pianificare ogni singolo dettaglio del matrimonio.
Per ringraziarvi abbiamo scelto di destinare i soldi che avremmo utilizzato per le bomboniere, per le necessita' di Chaaria.
Vi salutiamo con la frase del nostro matrimonio perche' pensiamo che vi rappresenti in tutta la sua semplicita' e profondita':
TUTTO CIO' CHE NON E' DONATO VA PERDUTO.
Un grande abbraccio!
Ci rivedremo!

Giulia e Matteo

PS: il loro matrimonio sara' il 15 settembre 2018


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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