lunedì 6 agosto 2018

Gravidanza extrauterina

E’ una delle emergenze chirurgiche piu’ frequenti nell’ospedale di Chaaria.
Statisticamente viene al terzo posto, dopo il raschiamento uterino per aborto incompleto ed il cesareo per travaglio complicato.
Quasi sempre si tratta di una gravidanza tubarica, e nel 100% dei casi le pazienti vengono all’ospedale di Chaaria quando gia’ la gravidanza extra e’ “rotta”, cioe’ quando l’impianto del trofoblasto e la crescita del sacco aminiotico ha fatto “scoppiare” la tuba.
Tale dato ci indica che si tratta quasi immancabilmente di un’emergenza, e che spesso bisogna agire in fretta, su pazienti collassate e gravemente anemiche.
Non sono pero’ infrequenti i casi di cosiddeta “ectopica cronica” in cui il sanguinamento e’ minimo perche’ il grembiule omentale e’ riuscito a circoscrivere l’area ed a trasformarla in un grosso ematoma.
Naturalmente l’ectopica cronica e’ una emergenza piu’ dilazionabile, e le condizioni generali della malata sono piu’ stabili, ma, a causa del ritardo con cui vengono all’ospedale le nostre clienti, l’operazione puo’ essere piu’ difficile, a motivo del fatto che si sono formate aderenze con gli organi circostani, soprattutto con le anse intestinali.


Trattandosi di gravidanze ectopiche “rotte”, quasi mai riusciamo ad essere conservativi, e sfortunatamente quasi sempre dobbiamo procedere alla salpigectomia, in quanto la tuba e’ gravemente compromessa dalla rottura.
Fortunatamente la gravidanza extra e’ quasi sempre monolaterale, e possiamo quindi dare speranza di ulteriori concepimenti alle nostre malate, affidandosi alla tuba controlaterale. In un solo caso di ectopica rotta- un caso veramente sfortunatissimo - ho fatto la salpingectomia destra alla cliente, la quale pero’ l’anno seguente e’ stata ricoverata con ectopica rotta a sinistra. Non ho avuto alternative ed ho dovuto fare la salpingectomia anche dall’altra parte.
In rari casi pero’ avviene che l’emoperitoneo (emorragia interna nella pancia) si realizza quando il sacco amniotico, impiantato all’estremita’ fimbriale della tuba, viene parzialmente espulso verso il peritoneo: in queste situazioni sovente possiamo salvare la tuba, “mungendo” il prodotto del concepimento in cavita’ addominale e controllando poi l’emorragia tubarica con elettrobisturi e piccoli punti di sutura.
Le foto che presento si rifericono ad un caso come quello sopra descritto: siamo riusciti a “spremere” il sacco amniotico fuori dalla tuba, attraverso le fimbrie. Come vedete (anche se la foto e’ un po’ sfocata) il sacco e’ intero; si vede la placenta e l’embrione morto attraveso le sue membrane ed il liquido amniotico.
Un caso chirurgicamente molto difficoltoso e’ quello della gravidaza extrauterina cornuale rotta: in queste operazioni, dopo la salpingectomia, e’ particolarmente difficile fermare l’emorragia, che in parte viene dal miometrio.
Nella storia chirurgia di Chaaria abbiamo avuto 3 soli casi di gravidanza extrauterina addominale, in cui il feto ha potuto svilupparsi fino ad una eta’ gestazionale di 6 mesi prima di morire.
L’operazione in tutti i casi da noi registrati e’ stata molto difficile a motivo di tenaci aderenza della placenta all’omento ed all’intestino.
Un chirurgo focolarino di Fontem in Cameroun mi disse un giorno nell’ormai lontano 2003, che l’ectopica e’ un intervento piu’ facile del cesareo.
Molti anni piu’ tardi posso dire che sono d’accordo con lui solo se sei particolarmente fortunato e non incontri aderenze od altre complicazioni: in certi casi infatti l’operazione puo’ essere molto complessa, o per le condizioni generali dell’operanda o per la grave situazione interna che puoi trovare.
Come sempre, mi viene da dire che l’operazione per la gravidanza extra e’ semplice quando tutto va bene... ma solo Dio sa se tutto andra’ per il meglio oppure no.
Per cui, come anche per il cesareo, non bisogna mai prendere quest’intervento sotto gamba, perche’ le complicazioni sono sempre in agguato, soprattutto quando ti senti troppo sicuro di te stesso e consideri l’operazione come una routine.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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