domenica 12 agosto 2018

Gruppi sanguigni a Chaaria

1) Il gruppo in assoluto piu’ frequente e’ quello 0 positivo, che e’ presente nel 70% dei nostri pazienti.
2) Il secondo in ordine di frequenza e’ il B positivo: tale dato dedotto dai nostri registri sembra in dissonanza con quelli degli altri ospedali del Meru dove il gruppo A si colloca al secondo posto.
3) A Chaaria viene quindi il gruppo A positivo, mentre l’AB positivo e’ decisamente raro.
Il Rhesus negativo rimane una eccezione e normalmente non abbiamo sangue in frigo con tali caratteristiche. In caso di bisogno urgente dobbiamo fare richiesta alla banca del sangue di Meru, sperando che abbiano qualche sacca con Rh negativo.
Il fatto che la maggior parte dei riceventi sia di gruppo zero crea delle enormi difficolta’ di reperimento dei donatori; ecco perche’ il governo insiste molto sul fatto che, nei limiti del possibile, non si trasfonda mai una sacca di gruppo zero ad un paziente di gruppo diverso.
La carenza di sangue e’ cronica e spesso non ne abbiamo neppure per le emergenze.
Ecco perche’, almeno per gli interventi programmabili, sto cercando di partire con l’autotrasfusione, che da una parte assicura al paziente/donatore che il suo sangue sara’ certamente disponibile per l’operazione, e dall’altro ci libera dalla necessita’ di mandare il sangue a Nairobi per lo screening. Il sangue auto-trasfuso appartiene infatti gia’ al paziente che subira’ l’intervento.


PS: A Chaaria abbiamo il pienone di volontari. Gente che va e gente che viene tutte le settimane, e Kimani e' sempre pronto ad aiutare con tutte queste valigie che si arrivano e ripartono in continuazione.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....