sabato 18 agosto 2018

Internisti, studenti ed altri

Anche per gli internisti, questo e’ un periodo molto intenso ed impegnativo.
I reparti sono affollatissimi e non si corrono rischi di letti vuoti.
Lavorare a Chaaria per un internista e’ per certi versi molto piu’ difficile che per un chirurgo, in quanto il medico di reparto ha tutte le difficolta’ della comunicazione con i pazienti, oltre che un “pattern” diverso di patologie rispetto all’Europa, senza contare che le possibilita’ diagnostico-terapeutiche molto piu’ limitate.
Patrizia, qui presente da quasi 3 mesi si sta impegnando moltissimo e sta da facendo davvero bene. 
La sua buona conoscenza dell’Inglese e del Kiswahili e’ senza dubbio una parte essenziale della sua efficace attivita’ clinica di volontariato. Inoltre il suo carattere affabileed umile la rende ben accetta al nostro staff.
Come per i suoi amici e colleghi chirurghi, anche per Patrizia le giornate sono pienissime dal lunedi’ al sabato, ed pure lei sta contribuendo al miglioramento del nostro servizio, soprattutto facendo si’ che tutte i degenti vengano visitati ogni giorno. 
Patrizia mi  aiuta molto anche in ambulatorio e con l’ecografia.


Oggi voglio segnalare anche la presenza tra noi di studenti di medicina, di fisioterapia, oltre che di due infermiere.
Pure dai Buoni Figli abbiamo volontari.
Tutti insieme collaboriamo a far crescre il nostro sogno di servizio incondizionato ai poveri ed ai malati.
Grazie a tutti i volontari.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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