sabato 13 ottobre 2018

Massacro ortopedico

Oggi e' stato un sabato campale, come di solito ormai accade a Chaaria. Sala operatoria dal mattino alle 8 alla sera alle 20. A causa del numero enorme di pazienti in attesa di intervento, oggi ci siamo dedicati esclusivamente all'ortopedia...grande settore emergente per il nostro ospedale.
In genere sono fratture dovute ad incidenti della strada, ma in due casi oggi si trattava di rovinose cadute.
In sala oggi avevamo fratture di femore, tutte molto complesse, perche' in mille pezzi e con ossa esposte; fratture di tibia ancor piu' complicate. Per non parlare di due fratture dell'arto superiore che mi hanno fatto perdere qualche anno della mia vita: la prima coinvolgeva radio ed ulna e li aveva ridotti praticamente in poltiglia.
La seconda era una fratture inveterata di gomito, con il patto omerale in mille pezzi.
Sono veramente stanco, nella testa certamente, perche' sono stati interventi ad alta tensione, ma anche fisicamente: ridurre fratture, usare martello e trapano, stanca molto pure fisicamente, ed a volte ti rende simile ad un falegname che tira, suda, martella e sega, prima di poter ricostruire.


Sono comunque felicissimo per i molti pazienti che oggi abbiamo aiutato a guarire e che domani gia' saranno in piedi e quasi pronti per andare a casa.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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