sabato 29 dicembre 2018

Volontari ancora in aumento


Il 2018 si chiude nuovamente con un numero di volontari in aumento rispetto all'anno precedente.

Sono invece diminuite le presenze dall'estero: caso piu' eclatante e' quello della Polonia, da cui abbiamo al momento solo una volontaria. Segnalo comunque la presenza di una volontaria kenyana per tre mesi presso i Buoni Figli...oltre naturalmente il costante aiuto ricevuto (quando concesso dalla scuola di specialita') dalla dottoressa Makandi.
Rimangono tantissime le presenze di italiani che lavorano all'estero, soprattutto nel Regno Unito. Si tratta soprattutto di infermieri, ma anche di chirurghi. 
La stragrande maggioranza dei volontari viene quindi dall'Italia.



Per lo piu' sono volontari alla prima esperienza (circa il 95%), mentre i ritorni non sono piu' del 5%. Facendo una statistica giornaliera, quest'anno a Chaaria abbiamo avuto la presenza costante di otto volontari ogni giorno...esperienza a volte non semplice, considerando che la maggior parte poi non tornera' mai piu'.
Rimane il dubbio di fondo!
Va bene cosi' o bisogna ridurre?
Prendiamo sempre tutti quelli che chiedono o ci rivolgiamo solo a specialisti di cui abbiamo davvero bisogno?
Generalmente posso valutare le presenze dei volontari come positive anche se non sono mancate esperienze dolorose e problematiche.
Chiediamo al 2019 di portarci luce e consiglio.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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