lunedì 14 gennaio 2019

L'importante è che stia bene

John e' stato portato a Chaaria da oltre 50 chilometri di distanza per un addome acuto insorto dopo una caduta per incidente da mototaxi.
Il paziente diceva di aver battuto molto pesantemente sulla strada cadendovi di pancia.
Abbiamo fatto l'ecografia ed abbiamo anche eseguito paracentesi esplorativa: aveva emoperitoneo, cosa che ci ha portati immediatamente a pensare ad una rottura di milza.
Ma la nostra sorpresa e' stata grande in sala quando, pur confermando un'ingente quantita' di sangue in peritoneo, non abbiamo documentato ne' una rottura di milza, ne' una di fegato.
Quello che in me ha fatto suonare il campanello di allarme e' stato il fatto che nel sangue raccolto in peritoneo, ho trovato alcuni fagioli che vi galleggiavano. Abbiamo quindi deciso di esplorare tutto il tubo digerente e, con grandissima sorpresa, abbiamo trovato una larga lacerazione dell'intestino tenue e del mesentere.


Pur essendo partiti con la mente pronta a fare una splenectomia, siamo poi finiti coll'eseguire una resezione ileale con anastomosi termino-terminale. Il sangue in peritoneo era probabilmente originato dalla rottura di vasi mesenterici.
Abbiamo trovato davvero inusuale il fatto che una caduta dal motociclo potesse causare una lacerazione dell'intestino tenue!
Il paziente ora sta bene, e questa e' comunque la cosa piu' importante.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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