sabato 5 gennaio 2019

Un grande successo ed un'ottima collaborazione

Lothur e' un pastore Samburu che era stato colpito da una fucilata durante una rapina del suo bestiame circa sei mesi fa.
Le razzie di bestiame sono frequenti in quella parte del Paese.
In tale periodo Daniele non aveva ancora i chiodi di Sign al Samburu County Hospital, e le fratture le riferiva a Chaaria.
Lui ha giustamente deciso di mettere a Lothur un fissatore esterno al fine di stabilizzare la frattura; ha quindi instaurato terapia antibiotica per controllare l'infezione, e poi ci ha mandato il paziente per la terapia chirurgica definitiva.
A Chaaria gli abbiamo tolto il fissatore esterno ed abbiamo inserito un chiodo endomidollare di Sign.
Abbiamo dimesso Lothur in quinta giornata post-operatoria, quando gia' poteva camminare con le stampelle.
Il follow up lo ha poi fatto Daniele al Samburu Hospital.
L'infezione e' completamente guarita ed il callo osseo si e' formato in tempi relativamente brevi.
Da prestissimo il malato ha imparato a camminare ed a stare in piedi, ma aveva una certa rigidita' del ginocchio.
Il primo gennaio pero', all'ultima visita di controllo sei mesi dopo l'intervento, Lothur sorrideva e poteva assumere la tipica posizione rannicchiata della sua gente, senza sentire dolore.
Lothur e' un esempio paradigmatico della bellissima collaborazione tra noi e Daniele, tra Chaaria Hospital e Samburu Hospital.
Egli e' un'altra persona a cui abbiamo ridato una vita normale e che ha potuto ritornare alla sua famiglia ed alla sua piccola attivita' lavorativa, evitando cosi' maggior poverta', separazione familiare ed esclusione dal clan.


Lothur e' un esempio di quella che noi ormai chiamiamo "Sign Tranformation": ora la chirurgia ortopedica di altissimo livello e' disponibile anche alle popolazioni piu' remote e piu' povere.
Grazie a Sign.
Grazie a Daniele.

Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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