martedì 5 febbraio 2019

Giornata mondiale per la lotta contro il cancro

Da tempo abbiamo notato che a Chaaria ed in Kenya in generale l'incidenza dei tumori e' in aumento esponenziale e purtroppo affligge persone sempre piu' giovani.
Da anni ci rendiamo conto che la nostra gente non sa nulla del tumore e quindi viene in ospedale quando e' assolutamente troppo tardi, quando il tumore e' avanzatissimo ed incurabile.
Ci siamo impegnati molto nel campo della formazione della comunita' locale, al fine di creare una mentalita' nuova che promuova una cultura di prevenzione.
Abbiamo cercato via via di aumentare le nostre capacita' tecniche nella diagnostica e nella cura chirurgica dei tumori.
Abbiamo iniziato a lavorare su un registro dei tumori per l'ospedale di Chaaria.
Abbiamo anche studiato molto: recentemente abbiamo pubblicato un articolo sul tumore dell'esofago e presto speriamo ne esca un altro sul tumore del colon in eta' pediatrica.


In occasione dell'importante giornata celebrata ieri, sono stato molto onorato dal fatto che il grande lavoro del Cottolengo Mission Hospital nel campo oncologico sia stato riconosciuto a livello nazionale.
Sul maggior quotidiano nazionale (il Daily Nation) e' infatti apparso un articolo in cui era contenuta anche una mia intervista ed in cui i dati di Chaaria hanno avuto grande rilevanza.
Sono ovviamente felicissimo tutte le volte che il Cottolengo Mission Hospital viene riconosciuto per il grande lavoro fatto a favore dei malati e dei poveri.
Sono onestamente onorato di essere stato prescelto per l'intervista, ma sono soprattutto molto lieto del fatto che anche qui in Kenya ci si stia rendendo conto che i tumori oggi costituiscono una vera epidemia, che uccide molto di piu' delle tradizionali malattie infettive e tropicali.
Speriamo che anche questo serva a svegliare le coscienze ed a lavorare di piu' sulla prevenzione.
Ringrazio Dio per questa nuova visibilita' vissuta da Chaaria anche nel campo dei tumori.

Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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