domenica 10 marzo 2019

Voglio sognare ancora

In un momento storico in cui sembra che gli ideali sbiadiscano, mi sforzo di credere che invece e' importante avere un sogno che guida le nostre azioni ed i nostri pensieri.
Il mio e' un sogno di servizio incondizionato per tutte le persone che sono nel bisogno, un servizio che non conosca limiti all' impegno, se non quelli imposti dal nostro numero limitato e dalla nostra natura umana.
Vorrei fare sempre di piu', e sempre meglio.
Credo che sia importante donare la vita per i malati e per i poveri. Sono certo che sia importante sacrificarmi per chi ha bisogno, aprire le porte a tutti quelli che sono nel bisogno.
Il servizio incondizionato e' un sogno costante ed un impegno quotidiano.
In un momento in cui la medicina sembra essere sempre piu' guidata dall'interesse economico, io credo che invece si debba lavorare gratuitamente per chi ha bisogno.
Il mio servizio, la mia professionalita' sono una missione, e lo offro gratuitamente e non per arricchirmi.
Credo fortemente nell'uguaglianza e nelle pari opportunita' di cura per tutti: sia per chi e' ricco che per coloro che di soldi non ne hanno.
Molti sono critici e dicono che comunque non potremo mai da soli risolvere i problemi della povera gente.


Alle critiche ormai non rispondo piu', ma mi ostino a pensare che, pur essendo vero che non posso risolvere tutte le problematiche di salute di tutti i poveri, le persone che ho guarito sono comunque in se' un valore infinito.
Credo che donarsi ha un senso, che salvare una vita a tutti i costi ha un valore incalcolabile, che anche la nostra piccola testimonianza potra' significare qualcosa non solo per chi usufruisce dei nostri servizi, ma anche per l'umanita'.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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