sabato 20 aprile 2019

Buona Pasqua a tutti i lettori

Oggi è il sabato santo, una giornata di attesa e silenzio, in cui ci prepariamo al grande evento della resurrezione di Cristo.
Molti ospedali anche qui sono praticamente chiusi ed i medici sono in vacanza... ma i malati ci sono ed in questi giorni non sanno dove andare per avere assistenza.
Quello che sanno comunque è che Chaaria è sempre aperta e disponibile al servizio.
Anche oggi infatti sono affluiti a noi a centinaia, sicuri di trovare risposte ai loro bisogni: credo che la costanza delle prestazioni e la fedeltà nell'essere disponibili ventiquattr'ore al giorno per sette giorni alla settimana sia da sempre la forza di Chaaria ed anche un po' la sua "maledizione".
"Forza": perchè ci rende punto di riferimento sicuro a cui la gente guarda con fiducia.
"Maledizione" (per modo di dire): perchè ormai non ci sono più riposi, nè giorni festivi; la gente viene sempre e comunque, di giorno e di notte; nei giorni feriali e festivi.
Oggi per esempio abbiamo operato al femore una bimba di sei anni che era caduta da un albero ed aveva riportato una brutta frattura. 


Al pomeriggio invece è arrivata una ragazza con una peritonite da appendicite perforata. In entrambi i casi ci hanno detto candidamente:
"siete l'unico ospedale che opera pure il sabato santo...e noi non potevamo aspettare, perchè si tratta di emergenze!".
Ora è tardi e sono passate le 23. La veglia pasquale è già iniziata in parrocchia, ma io sono alle prese con una malaria cerebrale in un bimbo piccolo e con una ematemesi da varici esofagee in un adulto cirrotico.
Alla veglia ci vorrei davvero andare, ma sono qui con i malati, cosi come mi è successo anche per le funzioni del giovedì e del venerdì Santo.
L'altra cosa che mi ha colpito molto oggi è il numero di bambini che abbiamo ricoverato: una vera fiumana. Sono arrivati continuamente, ed anche ora continuano ad essere ricoverati. La pediatria scoppia e siamo in piena ripresa dell'epidemia malarica.
Per me il triduo pasquale è sempre strano: lo aspetto tanto; ne sento il richiamo; vorrei pregare a lungo, partecipare alle funzioni liturgiche, stare in adorazione silenziosa... e poi mi trovo sempre ingolfato dal lavoro e dalle emergenze e faccio di solito molto poco dal punto di vista spirituale.
Anche domani dopo la Messa di Pasqua con i malati, già ho una lista operatoria con 2 fratture ed un grosso taglio con coinvolgimento dei tendini...e poi chissà quante emergenze ci saranno!
Ma questa è la mia Pasqua, il mio modo di "santificare le feste": pregare come riesco e per quanto le emergenze me lo consentono, e poi impegnarmi a fondo per i malati che hanno bisogno del mio aiuto.
A volte vorrei essere in chiesa e non in ospedale, soprattutto a Pasqua; poi, come oggi, capita che un bimbo pretermine muoia prima che io riesca a visitarlo... ed allora mi sento in crisi e dico a me stesso che in ospedale ci dovrei stare anche di più.
Ma queste sono le tensioni ed i patemi d'animo della mia vita.
Insieme ai confratelli, alle suore, a tutti i malati dell'ospedale ed ai Buoni Figli, ancora vi ripeto i nostri auguri di Buona e Santa Pasqua.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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