domenica 5 maggio 2019

Festa esterna di San Giuseppe Cottolengo

Oggi l'intera parrocchia di Chaaria si e' riunita presso il Cottolengo Center per celebrare la solennita' di San Giuseppe Cottolengo, che in realta' e' stata il 30 aprile ma che abbiamo deciso di spostare ad oggi per permettere a tutti di partecipare.
E' stata una solenne messa all'aperto in cui certamente eravamo piu' di 1000.
Il coro ci ha guidati con canti e danze, e la celebrazione, durata quasi tre ore, e' passata in un baleno, senza alcun segno di noia.
Tutti i partecipanti hanno poi avuto un piccolo rinfresco con biscotti e bibita.
Oggi, in occasione della festa del Padre Fondatore, come da consuetudine ormai, abbiamo anche organizzato una campagna di donazione di sangue ed abbiamo raccolto 88 sacche, un record rispetto al passato.
Ha celebrato il parroco di Chaaria, Father Ntoiti, ed ha concelebrato il viceparroco, Father Henry. Pazienti dell'ospedale e Buoni Figli hanno partecipato alla celebrazione.
La gente di Chaaria ha inoltre espresso la sua gratitudine verso la Piccola Casa con tantissime donazioni in natura che molto ci aiuteranno nel nutrire sia i Buoni Figli che i pazienti dell'ospedale.


Una giornata intensa, organizzata alla perfezione da Fr Giancarlo, a cui va tutta la nostra gratitudine.
Una giornata di preghiera e di festa in cui tutti sono rimasti contenti.
Una giornata di grande lavoro per chi si e' sobbarcato il peso di organizzare tutto.
Anche oggi ci siamo riproposti di rinnovare il nostro impegno di servizio ai poveri, secondo lo spirito di San Giuseppe Cottolengo.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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