Lorenzo e Maurizio non ebbero dubbi nel ritenerlo un caso “da Cottolengo” e lo accolsero in una stanza annessa al centro “Buoni Figli”: l’intenzione era quella di ospitarlo e di mandarlo a scuola, fino a quando avesse raggiunto l’eta’ per guadagnarsi da vivere. Fu iscritto alla pre-primary di Chaaria, e, dopo le lezioni, tornava da noi.
I problemi della sua prima infanzia non tardarono pero’ a farsi vedere: violento con i compagni di scuola, svogliato a lezione, assenteista. Questo comportamento fu motivo di frustrazione notevole per tutti i Fratelli, compreso Fr Giovanni Bosco, che aveva supportato l’intervento di pronto soccorso sociale, nei confronti di questo vero “Pierino la peste”. Fu necessario sospendere di tanto in tanto la sua frequenza scolastica perche’ gli insegnati non lo volevano piu’.
Ma i problemi piu’ gravi dovevano ancora sorgere: Peter, con il passare degli anni e con la complicita’ di alcuni dipendenti, imparo’ l’arte del furto: veniva usato da alcuni membri dello staff che lo mandavano a rubare dentifricio, scarpe, coperte e vestiti appartenenti ai nostri ospiti. Normalmente questa refurtiva veniva accumulate in un punto specifico vicino alla recinzione. A sera poi gli adulti coinvolti passavano a ritirare il tutto attraverso una apertura nella rete. Il bambino poi riceveva regali direi irrisori. Questo racket venne pero’ scoperto grazie ad alcuni dipendenti che soffrivano per questa continua disonesta’ di alcuni loro colleghi. Alcuni operai vennero licenziati e per Peter si penso’ ad un inserimento in una famiglia locale a cui avremmo pagato una specie di salario affinche’ ce lo tenessero, e lo formassero in modo adeguato: anche questa esperienza duro’ poco perche’ Peter continuo’ a comportarsi da vero ragazzo di strada: disubbidiente e “strafottente”. La goccia che fece traboccare il boccale fu quando, per puro divertimento, la nostra peste accecò l’unica mucca della famiglia.
Eravamo da capo. Non sapevamo piu’ cosa fare. Intanto il tempo era passato velocemente ed il bambino era diventato un adolescente ed aveva concluso in qualche modo il ciclo scolastico delle “primary schools”. Il comportamento non accennava a migliorare. Lorenzo si scoraggio’ ed allora tentai io, con l’aiuto veramente centrale di Bruno, che da molti anni ha deciso di auto-tassarsi e di sacrificare parte del proprio stipendio per Peter: le abbiamo tentate un po’ tutte. Prima abbiamo affittato un acro di terreno, gli abbiamo comprato le sementi e gli abbiamo procurato una camera dove dormire. Veniva settimanalmente a prendersi il cibo qui in comunita’. Pero’ anche questo fu un fallimento: il primo anno ci fu “El Nino”, e, a causa della alluvione, Peter non raccolse nulla. L’anno seguente ci fu la siccita’ e di nuovo non ci fu raccolto. Anche io davo segni di insofferenza nei confronti di quello che sempre piu’ mi sembrava un parassita desideroso solo di non impegnarsi per il futuro e di succhiare da noi quanti piu’ soldi possibile.
Fu in un momento di profonda crisi, che mi venne in mente HURUMA CENTER. Chiesi aiuto a Joseph che si dimostro’ subito interessato, anche perche’ Bruno avrebbe continuato a coprire tutte le spese relative al mantenimento del ragazzo. Ma anche li’ la “luna di miele” fu breve: Peter inizio’ a picchiare i bambini piu’ piccoli e a ritornare ai soliti comportamenti antisociali. Eravamo da capo. Joseph mi disse che il ragazzo doveva lasciare il centro perche’ non sapeva stare in comunita’. Che fare adesso?
Ultimo disperato tentativo fu una scuola professionale: mi consigliai con alcuni membri della comunita’ locale che mi indicarono un istituto professionale per falegnami che lo avrebbe accolto nonostante i risultati disastrosi ottenuti nell’esame finale della “primary school”. Peter sarebbe stato uno allievo interno, cioe’ avrebbe mangiato e dormito in quella struttura, mentre durante le vacanze sarebbe stato ospitato da un’altra famiglia di Chaaria. Questa volta le cose pero’ andarono molto meglio: dopo i primi mesi svogliati, il giovane comincio’ ad amare la sua professione e con mia sorpresa ha terminato gli studi senza grossi problemi.
Dopo la scuola ci fu il momento delicate del “taglio del cordone ombelicale”: naturalmente Peter diceva che era difficile trovare lavoro, che avrebbe sempre avuto bisogno del mio sostegno economico per pagarsi il cibo e l’affitto della stanza. Io pero’ presi una decisione ferrea: dare a Peter tutti i soldi che ancora avevo da Bruno, e poi dirgli: “aggiustati!”
Fu dura all’inizio mandarlo via quando tornava piangendo e mi diceva che non aveva piu’ denaro, ne’ vettovaglie… ma non volli farmi prendere dal facile “buonismo”; la mia risposta era sempre la stessa: “hai un diploma, hai la salute e sei giovane. Devi camminare con le tue gambe”.
Ora Peter lavora in una piccola impresa a gestione familiare che fa mobili per la gente di Chaaria. E’ uno dei tanti progetti di micro-finanza che sono nati sull’onda del benessere che l’ospedale ha portato alla zona. Si tratta di una piccolissima impresa con 3 operai di cui Peter e’ il piu’ giovane. Ora mi saluta felice, ha una bicicletta: e’ vestito bene ed e’ sempre pulito.
Credo che questo sia stato un intervento a lungo termine, che ha sortito un risultato veramente positivo soprattutto per due elementi di base: la perseveranza che ci ha portati a non abbandonare il ragazzo nonostante la lunga fila di fallimenti; ed il costante sostegno economico che Bruno ci ha dato, consentendoci di fare progetti per Peter e di guidarlo anche quando la sua maturazione non gli permetteva ancora di fare le scelte giuste nella vita.
Ringraziamo di cuore la Provvidenza ed anche chi per anni ha avuto il coraggio di autotassarsi per aiutare un povero “in modo davvero mirato ed intelligente”.
Ciao fr Beppe
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