Calandosi in una realtà completamente diversa, come quella di Chaaria, vivendola intensamente come ho potuto viverla grazie ai continui e chiarificanti colloqui con te, si riscopre l’essenzialità del vivere, la soddisfazione di portare un pur piccolo contributo ad una situazione d’estremo disagio, la gioia di vedere rifiorire una giovane vita, l’angoscia che ti assale quando non puoi fare nulla ma che riesci a superare (ci ho messo qualche giorno) accettando la continua ruota della vita. Tutto ciò l’ho avuto grazie alla mia esperienza a Chaaria, grazie alla tua umanità, disponibilità ed amicizia, di cui sono fiero e felice. Perciò grazie, grazie a tutti voi, per quello che fate ogni giorno per gli “altri”, che non sono “altri” ma sono nostri fratelli e grazie per quanto riuscite a dare a chi ha la fortuna di conoscervi e di lavorare con voi.
Io sto attraversando un periodo particolarmente difficile della mia vita, in cui s’impongono delle scelte e delle decisioni non facili, ma il periodo trascorso a Chaaria mi ha regalato una serenità interiore che prima non avevo, e che mi stà aiutando molto in questo momento di difficoltà.
Parlando ora di cose più banali e futili, ho ripreso a pieno ritmo il mio lavoro ospedaliero, ma se prima mi annoiava, adesso mi deprime proprio: dopo aver "esercitato", seppure in modo un po' confusionale, a Chaaria, i ritmi asettici dei nostri ospedali mi sembrano stonati e privi di vera partecipazione. Inoltre mi rendo conto che la mia presenza (o assenza) in ospedale non ha (logicamente) nessuna seria ripercussione sull’andamento della routine di sala operatoria, mentre la presenza d’un medico in più vorrebbe dire tanto per te e per l’ospedale di Chaaria.
Riccardo
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