sabato 19 aprile 2008

I nemici con cui lottiamo

Carissimi siamo in un periodo di recrudescenza della epidemia malarica ed abbiamo attualmente 25 nuovi pazienti ricoverati ogni giorno a causa della malaria e delle sue complicazioni: anemia, coma, ecc.. Moltissimi sono i bambini al di sotto dell’anno di età, che vengono attaccati e, a volte, uccisi da una malaria che sta diventando sempre più rampante e multi-resistente. Uno dei casi più impressionanti per me è capitato qualche giorno fa: è arrivata una mamma con un bimbo sulle spalle. Diceva che dalla sera prima il piccolo aveva avuto febbre alta. La mamma aveva camminato per più di due ore nel fango. Appena dopo aver detto alla mamma di aprire il fagotto, ci siamo accorti che il piccolo era già morto. Aveva quattro mesi soltanto. Un altro problema che sta emergendo prepotentemente a Chaaria, è quello della malattia psichiatrica, causata soprattutto da una errata interpretazione del Cristianesimo che viene mescolato a pratiche magiche, al malocchio e a riti tribali. Inoltre c’è una insistenza esagerata nella predicazione sulla presenza dei demoni e degli spiriti cattivi, per cui molti pensano di essere indemoniati e vanno fuori di testa. Essi vengono portati qui dove pian piano migliorano a forza di Largactil o di Serenase…ma alla fine, quando stanno meglio attribuiscono questo all’intervento del guaritore o dell’esorcista.

Ciao Fr. Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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