giovedì 14 agosto 2008

Habari Zenu

1) Questa settimana la mia situazione lavorativa e’ terribile in quant oil dott Ogembo e’ assente a causa di una settimana di “Crusade” (un ritiro comunitario) della Chiesa Avventista del Settimo Giorno di cui lui e’ Pastore. Sento la sua mancanza in modo tangibile: finisco gli outpatients dopo le 19 e spesso rimangono ancora gli interventi chirurgici programmati (per esempio oggi due operazioni dopo le 19.30).
2) Oggi i pazienti sono stati veramente tanti per tutti, anche per il dentista Claudio che ha finito dopo le ore 18. Quello che mi ha commosso e’ vedere come il nome di Chaaria si sta diffondendo a macchia d’olio. Oggi abbiamo avuto malati provenienti da Moyale-Etiopia, da Mogadiscio-Somalia, da Nairobi e, per la prima volta da, Namanga-Tanzania. Non lo so perche’ vengono. Me lo sono sempre chiesto, ma non posso fare a meno di ringraziare il Signore, perche’ se queste persone si sottopongono a giornate intere di viaggio e poi tornano a casa dicendo ai vicini che si sono trovati benissimo (il famoso tam-tam o telefono senza fili), e’ perche’ indubbiamente hanno ricevuto qualcosa di buono da noi.
3) Oggi sono venuti a trovarci dei giovani di Torino che sono a Mujwa per un campo di lavoro: collaborano alla costruzione di nuovi dormitori per Huruma Centre. Anche loro ci faranno un po’ da tam tam in Italia.
4) Domani e’ ferragosto, ma qui non e’ neppure festivo, e a giudicare dalla affluenza registrata oggi, anche domani sara’ sicuramente molto dura. Agosto non e’ un mese di ferie per il Kenya, e nessuno conosce il significato del nostro ferragosto. In piu’ le condizioni atmosferiche non ci aiutano molto ad entrare nel clima: infatti il mese di agosto, pur essendo meno freddo rispetto a luglio, e’ ancora piuttosto imbronciato e frescolino... in questo periodo e’ rarissimo vedere le stelle.

Ciao Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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