venerdì 19 settembre 2008

Linee guida per la Tubercolosi Polmonare

1. In Kenya si fa una terapia corta approvata dall`O.M.S., perche` si riduce cosi il numero dei pazienti che abbandonano il trattamento. La terapia dura otto mesi per gli adulti e sei mesi per i bambini.
2. Negli schemi utilizzati fino al 1998 c`era la Streptomicina intamuscolare, poi eliminata a causa degli effetti collaterali (sordita` e perche` molti erano i pazienti che sospendevano la terapia, in quanto non potevano andare tutti i giorni in ospedale per l`iniezione. Inoltre andando nei dispensari privati c`era il rischio di siringhe ed aghi non sterili.
La Streptomicina e` stata sostituita dall`Etambutolo solo per gli adulti mentre e` rimasta nello schema dei bambini (espettorato positivi) in cui l`etambutolo e` controindicato a causa del pericolo di daltonismo, sintomo che spesso i bimbi non sono in grado di riferire.


Concetto di DOT (directly observed treatment) in età pediatrica

Nel caso del bambino il ruolo dell`infermiere e` quello di:

1) Istruire il genitore sull`importanza della terapia che va protratta per sei mesi.

2) Se il bambino e` escreato negativo o non puo` produrrre escreato, si da` la terapia solo orale. Si consegna la terapia alla mamma che sara` la responsabile della sua assunzione.

La terapia viene consegnata ogni 15 giorni, per i primi due mesi (fase intensiva ) perche` si possono verificare effetti collaterali che l`infermiere avra` il compito di osservare.

Dopo i primi due mesi, la terapia viene consegnata mensilmente perche` I farmaci sono solo due e gli effetti collaterali minori. Nel caso di un bambino piu`grande, espettorato positivo, la madre deve portarlo giornalmente in ospedale per l`iniezione, successivamente il bimbo dovra` assumere le compresse davanti all`infermiere.


Concetto di DOT nell`adulto

Per gli adulti, l`infermiere deve agire in modo simile:

1) Mettere in pratica il counseling: dialogo prolungato e personale con il malato al fine di renderlo autonomo nella gestione della propria malattia. Il dialogo deve essere aperto e franco, ma deve essere anche coperto dalla massima riservatezza al fine di evitare che i pazienti se sentano traditi dall`ospedale.

2) Scegliere il parente responsabile del controllo dell`effettiva assunzione del farmaco.

3) Consegnare la terapia al paziente ogni quindici giorni per i primi due mesi, controllando gli effetti collaterali.

Dopo i primi due mesi la terapia viene consegnata mensilmente al parente responsabile.

L`infermiere dovra` richiedere un campione di espettorato di controllo a due, cinque, otto mesi durante l`assunzione dei farmaci.

L`infermiere deve inoltre insegnare le norme igieniche di prevenzione al paziente con espettorato positivo per prevenire la trasmissione della malattia.
Normalmente il paziente con tubercolosi non e` ricoverato perche` non ci sono posti letto disponibili nella struttura ospedaliera.
Per quel che riguarda i contatti (cioè i membri della famiglia), si danno istruzioni a ricercare attenzione medica in caso di malattia sospetta.
Spesso i pazienti TB e HIV positivi sono molto malati e devono essere ricoverati: essi devono essere isolati per almeno 48 ore dall`inizio della terapia.
Molti di loro rimangano in ospedale a causa della debolezza o di altre infezioni opportunistiche, molti muoiono prima di completare il ciclo.
In caso di ricaduta lo schema di ritrattamento presuppone la Streptomicina e questo impone un ricovero di un mese.
Sarebbe interessante poter fare un`indagine sulle persone che interrompono la terapia e meta` ciclo: andare a casa loro, vedere se sono morti o se hanno deciso di smettere, ma a Chaaria non c’è abbastanza personale per farlo.
Dal punto di vista epidemiologico la cosa piu` importante per gli operatori sanitari e` trovare i pazienti espettorato positivi perche` sono i piu` pericolosi per la societa`.

Chiara e Fr Beppe Gaido (fine)


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....