martedì 30 settembre 2008

Madre Teresa

Carissimi amici,
vi mando solo due parole che oggi mi hanno ispirato e mi hanno aiutato a tirare avanti in mezzo a tantissimi pazienti ed altrettanti problemi. Mi identifico con le parole di Madre Teresa, e pian piano vorrei imparare da lei... anche se sono lontano anni luce dalla sua santità. Vi offro le sue parole sperando che siano di qualche incoragiamento pure per voi:
"Il nostro fine particolare è portare Cristo nelle case e nelle strade dei bassifondi, tra gli ammalati, i moribondi, i mendicanti ed i bambini di strada. I malati verranno curati per quanto possibile... I mendicanti verranno cercati e visitati nei loro "buchi", fuori città o per le strade... la nostra missione è quella di lavorare per la salvezza e la santificazione dei più poveri tra i poveri, non solo nei bassifondi, ma anche in tutto il modo, ovunque essi si trovino".

Chiedo a Dio per me e per voi la grazia di diventare Buoni Samaritani, attraverso un servizio immediato ed efficace. Chiedo la grazia di trasformare il nostro cuore in modo da far sentire l'amore concreto di Dio ai poveri, nelle situazioni disperate che devono affrontare ogni giorno.
Che Dio ci aiuti non solo a portare la luce di Cristo ai più poveri tra i poveri, ma anche ad incontrare Gesù in ognuno di loro.
Il Signore infatti ha scelto di identificarsi con i miserabili e con i sofferenti: "Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me". Questa è la direzione in cui desidero camminare, ed il cammino spirituale che vorrei unificasse la mia vita.

Rimaniamo uniti nella preghiera soprattutto quando la vita si fa dura ed il futuro sembra confuso e pieno di buio.

Ciao. Beppe.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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