venerdì 17 ottobre 2008

Benvenuto Fratel Giancarlo


Dopo essersi preparato al grande “salto” per lungo tempo, con gioia accogliamo Fr Giancarlo, che arriva a Nairobi sabato sera, e a Chaaria domenica pomeriggio.
Viene a rimpolpare le nostre forze e a dare coraggio alle nostre energie a volte un po’ “in riserva”.
Giancarlo ha studiato molto prima di arrivare in Kenya: dapprima a Roma, dove ha frequentato un corso per formatori alla Vita Religiosa. Egli infatti ci aiutera’ molto nel difficilissimo compito di aiutare coloro che chiedono di essere ammessi nella nostra famiglia religiosa. E’ questo uno dei nostri limiti maggiori, e lo riconosciamo: il superlavoro a Chaaria ha avuto delle indubbie ripercussioni sui giovani Fratelli che sono stati a volte un po’ lasciati soli. Giancarlo ci aiutera’ a colmare questa evidente lacuna.

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Fr. Beppe con Fr. Giancarlo, Roma (Giugno 2008)


Poi ha studiato l’Inglese a Londra, come tutti noi, ed adesso dovra’ ancora tornare sui banchi di scuola: infatti lo accoglieremo a Chaaria solo per una settimana, in cui cercheremo veramente di farlo sentire a casa... Poi Giancarlo ripartira’ nuovamente, cambiera’ ancora Nazione e sara’ ospite dei Padri Francescani Conventuali ad Arusha in Tanzania, per alcuni mesi in cui si dedichera’ esclusivamente allo studio del kiswahili.
Prepararsi alla Missione non e’ davvero uno scherzo! Richiede molti anni, anche solo per poter parlare con la gente. In quanto poi a comprendere qualcosa della cultura locale, credo che per noi WAZUNGU, ci vogliano decenni.
“Partire e’ sempre un po’ morire”. Lasciare i propri cari, che magari non stanno troppo bene in salute e’ davvero il sacrificio della nostra vita. Ci siamo passati tutti, ed e’ per questo che comprendiamo Giancarlo e vogliamo essere per lui quella famiglia che ha lasciato in Italia..... Benvenuto tra noi caro Fratello.

Beppe

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Fr. Beppe, Fr. Giancarlo e Nadia, Roma (Giugno 2008)


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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