lunedì 16 febbraio 2009

Global Warming


Secondo dati fatti circolare oggi in ambienti scientifici l’effetto serra ha fatto si’ che molte aree dell’ Est Africa per il passato tradizionalmente libere da malaria, siano ora affette dal parassita. Parliamo soprattutto delle high lands, cioe’ degli altipiani e delle aree montagnose al di sopra dei 1700 metri (parliamo anche per esempio di Nairobi). Questo provoca problemi enormi in quanto le popolazioni di quelle zone sono praticamente non immuni contro il parassita, e gli effetti della malattia su di esse sono assai piu’ devastanti.
Altre zone per il passato falcidiate dalla malaria, sono ora diventate troppo aride per la malattia: non ci sono piu’ le paludi o i corsi d’acqua dove la anofele completava il proprio ciclo vitale. Questo pero’ non puo’ essere considerato come una buona notizia, visto che la desertificazione porta con se’ aridita’ e mancanza di cibo.

Fr Beppe
CHAARIA NEWS
Anche oggi abbiamo avuto una giornata campale. Tra l’altro abbiamo fatto 5 cesarei nel giro di 7 ore a partire dalle ore 14.
Inoltre credo che sia opportuno far sapere ai volontari che si preparano a venire ad aiutarci che la connessione satellitare rimane persistentemente fuori uso, nonostante i ripetuti tentativi di ripristinarla. Questo provochera’ qualche disagio ai volontari stessi che potranno consultare la mail magari solo 1 o 2 volte alla settimana quando organizzeremo per loro una scappata a Meru presso l’internet point.
Ora pero’ a Chaaria i telefonini hanno campo ed i volontari possono comunicare con casa tramite sms senza eccessivi problemi.




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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