martedì 17 febbraio 2009

La mia preghiera della sera


E’ notte fonda e sono da solo in ospedale; sembra tutto finito ed al momento anche la sala parto tace; mi reco in cappella per un’ultima preghiera prima di provare a dormire: in questo momento ho la testa pienissima; il pensiero va veloce e raggiunge le tante pietre miliari che si sono succedute in questi anni. Penso all’aumento costante dei posti letto; alla fiducia dei nostri superiori che hanno investito grandi capitali per noi ed hanno costruito sempre nuovi reparti che oggi ci consentono di dare ai
CottolengohouseChaaria.JPGpazienti una sistemazione dignitosa (è adesso più raro vedere 2 o 3 pazienti per letto). Ritorno con la mente a tappe essenziali, come al giorno in cui ci sono stati dati i farmaci per la tubercolosi, o al giorno in cui, grazie alla world bank e ad altri organismi internazionali, ci e’ stata data la possibilità di terapia antiretrovirale gratuita.
Torno con la mente ai tempi in cui l’ecografia ha rivoluzionato il nostro modo di Ecografo.JPGlavorare, permettendoci diagnosi più accurate soprattutto nel campo della maternità. Attendo con trepidazione l’arrivo a marzo del gruppo di dottori sardi che dovrebbero aiutarmi ad attivare il servizio di endoscopia digestiva.
Non posso poi dimenticare che cosa ha significato per molte persone paralizzate l’inizio ed il potenziamento dei servizi di fisioterapia da parte di Fr Lorenzo e dei suoi collaboratori. E che dire poi del quotidiano servizio dentistico che abbiamo cercato di continuare anche con evidenti difficolta’ dopo la partenza di Daniele prima e di fr Godfrey poi. Domani arrivera’ Renzo, un dentista dell’ A.P.A.: non lo aspettavamo, ma anche lui e’ un regalo della Provvidenza, soprattutto per il fatto che questa settimana anche Sr Florence, che mi aiuta con le estrazioni, e’ assente per un impegno a Nairobi.
Il mio pensiero va a tutti i volontari che sono venuti a Chaaria e mi hanno insegnato tante cose. Tutte le nuove tecniche le ho imparate dai volontari: quando sono arrivato a Chaaria non ero che un “medichino piccolo, piccolo”, capace di provare la pressione o poco piu’.
Scorro i volti di tutti nella mia mente, ma non scrivo i loro nomi per paura di dimenticare qualcuno. Il Signore li conosce tutti e per ognuno di loro dal mio cuore nasce una preghiera.
Nel buio della cappella, mentre guardo la fiammella del tabernacolo che danza davanti a me ed un po’ mi culla, offro al Signore tutto il cammino percorso. Ricordo come fosse ieri il mio primo giorno al Chaaria Catholic Dispensary, al mio arrivo dalla Tanzania. Rammento che iniziai il mio servizio in punta di piedi, quasi per non disturbare: accettai di buon grado la proposta di Fr Maurizio di lavorare in laboratorio analisi, e di essere disponibile alle chiamate per casi urgenti. Il laboratorio mi affascinava, perché a Londra avevo studiato tanta parassitologia ed ora per la prima volta potevo mettere a frutto le cose imparate nel “Master” londinese. Furono mesi in cui il laboratorio crebbe: iniziammo test nuovi e perfezionammo quelli già in atto. Nel frattempo i pazienti gravi aumentarono. Il “tam tam” funziona più velocemente di internet, e così i malati arrivarono a frotte, sempre più complicati e malconci: ricordo il disagio da me provato all’inizio perché Fr Maurizio mi diceva di visitare i malati mentre stavano seduti su una sedia. Io veramente non ci riuscivo, e fu un grande giorno quando vidi la prima barella su cui ebbi la possibilità di visitare una persona.
Oggi, pur non considerando il nostro ospedale come una clinica di prima classe, non posso che rendere grazie a Dio, per quanto ha operato in noi.
Ho davanti a me tanti volti di ammalati, tanti bambini di cui non ricordo il nome (ma di cui sempre porto nelle orecchie il pianto continuo... quasi un sottofondo musicale necessario che mi manca moltissimo ogni volta che sono fuori da Chaaria). Penso al tonfo sordo di tutti quei corpicini che abbiamo seppellito in quella fossa profondissima al cimitero: quanti angioletti ora pregano per noi in Paradiso.
Signore, accogli questa mia piccola preghiera prima di andare a nanna, e benedici Chaaria e tutti coloro che ci hanno aiutato e sostenuto in questi anni.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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