Quando possibile alla domenica accompagnamo i volontari a visitare le altre missioni del Cottolengo: Gatunga, Mukothima, Tuuru. Spesso andiamo anche a Huruma, a Kiamuri o all’orfanotrofio. Per chi lo desidera, organizziamo pure escursioni ad uno dei Parchi Nazionali, come e’ successo oggi per Maya, Paola, Alice ed Alessia che sono andate al Samburu Park, svegliandosi alle 3.30 del mattino per arrivare prima dell’alba alla riserva naturale e sperare di vedere i leoni. Il viaggio in se stesso e’ sempre affascinante per tutti i volontari: strade di terra rossa, piene di buche e di sassi. Si viaggia comunque attraverso una natura incontaminata, contemplando paesaggi incantevoli. Con queste uscite si ha veramente l’impressione di entrare sempre di più nel cuore dell'Africa ed anche nel cuore di noi stessi, tanto da dimenticare la strada del ritorno. Con queste gite si ha la possibilita’ di vedere la gente per quello che e’: non la si vede piu’ con il vestito bello, tenuto in serbo per andare all’ospedale a farsi visitare dal dottore. Si vedono abiti consunti, logori, non molto puliti. Si scorgono persone scalze o con un vecchio infradito nei piedi impolverati. Ci si imbatte in gruppi di donne che lavano la biancheria al fiume e la stendono sulle rocce o sui rovi circostanti. Ci sono poi bambini piu’ o meno vestiti che in un campo inseguono una palla fatta di un mucchio di giornali conficcati in una consunta borsa di nylon.
Quando si va a Gatunga o a Matiri, si incontrano i baobab. Essi sono alberi millenari e sembrano giganti solitari sotto la forte luce del sole. Nei periodi di siccità paiono morti, ma appena comincia a piovere si coprono di foglioline verdi. Questo albero nel mio cuore e’ come un’immagine della gente d'Africa, forte e capace di sopravvivere anche in condizioni estreme.
Da queste escursioni si rientra quando ormai e’ buio fitto e si contempla la luna, pallida e fumosa, sulle colline. Di notte, sul letto, ai volontari sembra che il corpo continui ad essere cullato e sballottato qua e la’ dalla nostra jeep, ma la mente e’ rilassata e l’indomani si rientra in ospedale soddisfatti e felici.
Fr Beppe
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