domenica 15 marzo 2009

Chiamate notturne

Sono le 5.10 di mattina, e mi avvio verso camera mia dopo l’ennesima chiamata notturna. Era un cesareo. Mamma arrivata a piedi dal Tharaka. Là si era rivolta ad un dispensario, dove però le avevano detto che il parto era complicato. Il bambino sembrava troppo grosso per un parto naturale, e loro non avevano una sala operatoria, e neppure l-ambulanza. Alla donna non rimaneva che mettersi in cammino verso Chaaria (a circa 20 km di distanza), accompagnata dal marito che a tratti riusciva anche a portarla sul tubo della bicicletta. La mamma era giunta da noi alle 3 del mattino, stanchissima e con segni evidenti di sofferenza fetale. Iniziamo subito l’operazione. In realtà non si trattava di un solo feto troppo grosso per uscire, ma di due gemelli, entrambi in presentazione anomala. E’ stata una sorpresa quando in sala me ne sono accorto. Il tutto comunque va per il meglio e concludiamo abbastanza velocemente. Dico ai volontari che mi hanno aiutato di andare a dormire, mentre io completo la compilazione della cartella e dei registri.
Quando tutto è finito, saluto la mamma che è ora radiosa e mi avvio verso camera mia. Passo all’esterno della “Casa Buoni Figli”, i nostri ragazzi handicappati mentali, perché di notte il cancello è chiuso.
Continuo il mio cammino e arrivo vicino alla cappella, dove le luci sono già accese, e dove Fr Lodovico e Suor Oliva stanno già pregando. Che strana la vita. C’è chi va a letto e chi già è fresco per lodare il Signore ed iniziare un’altra giornata di servizio e disponibilità.


CHAARIA NEWS
1) Oggi abbiamo ricoverato bambini gravissimi a causa di anemia. Abbiamo dovuto trasfondere ripetutamente. Per uno di loro e’ stato terribile trovargli una vena… il piccolo sembrava un colabrodo, tanti erano stati i tentativi inutili praticati in altre due strutture, prima del ricovero a Chaaria… ma alla fine Jesse e’ riuscito ad incannulare la giugulare con cui abbiamo iniziato a dargli il sangue. Ora e’ stabile e pare che ce la possa fare.
2) Lina e’ passata da Chaaria chiedendomi ancora sostegno economico. Sta facendo un nuovo ciclo di chemioterapia. Sembra veramente uno scheletro ambulante, ma incredibilmente resiste. E’ quasi inguardabile, e mi fa una pena immense.
3) Siamo in trattative per ricoverare un handicappato mentale dell’ eta’ di 14 anni, il quale era stato abbandonato dai genitori in un ospedale governativo sin dall’ eta’ di 3 anni. Visitando il ragazzo, dietro richiesta degli assistenti sociali di quella struttura, mi e’ veramente sembrato un caso da Cottolengo. Ne ho parlato con i Fratelli, e siamo stati tutti d’ accordo sulla necessita’ di accoglierlo nel nostro centro, al fine di offrirgli una vita piu’ dignitosa. Gli daremo una carrozzella, inizieremo un po’ di fisioterapia… cercheremo insomma di farlo sentire una delle nostre “perle”.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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