martedì 31 marzo 2009

Health news Chaaria



• Il medico e l’infermiere a Chaaria devono essere a tutto campo, e devono essere pronti ad affrontare patologie molto disparate in tutti i campi della medicina.

• L’infermiere ha un grosso potere decisionale perché il medico, essendo da solo, non può visitare tutti i pazienti, e viene chiamato solo per i casi più gravi.
• Molto importante risulta quindi l’applicazione di protocolli standardizzati che gli infermieri usano nelle diverse situazioni, anche senza chiamare il medico.
• Compito del medico dell’ospedale è quindi anche e soprattutto quello della formazione del personale che deve diventare autonomo il più possibile.
Si lavora con numeri molto alti di pazienti e questo forse crea dei problemi di accuratezza diagnostica da parte del medico e di adeguato follow up terapeutico da parte dell’infermiere. Ma con tutte queste limitazioni, penso che comunque si cerchi di fare il massimo


TBC
• Il nostro laboratorio ha eseguito 544 tests per la ricerca di BAAR nell’escreato, di cui 144 sono risultati positivi, con una media del 26%.

Altri metodi di diagnosi sono stati:
• Lastra del torace per i casi con tosse secca ( non possediamo dati sul numero di lastre).
• Biopsia linfonodale (55 casi eseguiti, di cui 27 positivi per BAAR).
• La coinfezione TBC HIV, secondo i dati di Chaaria è del 67%.
I pazienti in terapia antitubercolare sono al momento 83

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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