martedì 31 marzo 2009

Lettera da Marina Gardu


Ho saputo dell'ospedale di Chaaria due anni orsono, quando, trovandomi in Kenya come volontaria presso un'altra struttura, sono andata a visitarlo con i miei colleghi. Erano le 5 del pomeriggio: la prima sensazione fu di grande preoccupazione: quella sala BimbiMamma.jpgd'attesa enorme, con tutte le panche ancora in gran parte occupate dai pazienti che attendevano di essere visitati mi ha dato la sensazione di un lavoro frenetico, incalzante.

Quando quest'anno ho deciso di andare, devo confessare che un po' l'ho fatto perchè mi vergognavo a tirarmi indietro dopo la promessa fatta ai colleghi. La preoccupazione c'era, e forse era anche qualcosa di più.
Ci siamo stati 2 settimane. E' stata un'esperienza bellissima.
E' vero, l'attività è continua, i pazienti esterni da visitare prima del buio sono tanti, ma nonostante tutto l' atmosfera è serena, Fratel Beppe è onnipresente, sempre disposto ad ascoltarti, a sorriderti, ad organizzare il tuo lavoro in modo che tu ti senta utile e parte di un meccanismo ben oliato. E' un ospedale che funziona! Una bellisima realtà.

Grazie Beppe, e, come dice Rinaldo, non sperare di liberarci di noi, torneremo presto!!


Marina



MarinaGardu.jpg



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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