mercoledì 4 marzo 2009

Lettera agli Educatori ed agli Assistenti sociali


Carissimi amici,

vi scrivo per invitarvi a Chaaria per un periodo di volontariato con noi.

Non crediate che la nostra sia una attività solo sanitaria. Abbiamo anche un centro per disabili mentali gravi, che al momento ha una capacità di 51 ospiti. Essi sono tutti maschi, di età compresa fra gli 8 ed i 60 anni.
Alcuni di loro hanno un buon livello di autosufficienza, e vanno solo aiutati in poche azioni quotidiane: hanno il loro lavoro sia in cucina che in altri settori della missione (attività agricola, zootecnica e di manutenzione).
La maggior parte è invece gravemente handicappata: si tratta di problemi psicofisici. Moltissimi sono in carrozzella e vanno assistiti in tutto, dall’igiene personale, all’ alimentazione, al posizionamento a letto. Qualcuno è praticamente incapace di comunicare, ma la stragrande maggioranza riesce a interagire con il personale, sia in lingua madre, sia anche con un po’ di Inglese o addirittura di Italiano.
BuoniFigli.jpgMolta importanza è data alle attività didattiche, con la scuola speciale, dove i ragazzi afferiscono in gruppi separati e si dedicano ad attività adatte al loro quoziente intellettuale.
Anche i laboratori occupazionali assorbono molte delle nostre energie: i ragazzi, seguiti dal nostro personale religioso e laico, confezionano collanine e braccialetti, oltre a calchi in ceramica e terracotta. Ci sono inoltre ore dedicate al puzzle, al canto e alle attività ludiche, come il calcio o la dama.
La giornata del volontario inizia alle ore 8 del mattino, con la distribuzione della colazione: quindi segue un momento molto intenso dedicato all’igiene personale (si lavano le facce ed i denti). Durante la mattinata, a turni, i ragazzi vengono aiutati per le docce, e poi si recano ai laboratori o alla scuola speciale. Alcuni di loro hanno anche un piano di fisioterapia che seguono quotidianamente.
Il pranzo viene servito verso mezzogiorno. Quindi gli ospiti più gravi vengono messi a letto per la siesta. Il pomeriggio è dedicato sia alle attività di laboratorio e scuola, sia alla continuazione dell’igiene: docce, rasatura di barbe e capelli. La cena viene quindi servita a partire dalle ore 17.
I pasti vengono normalmente organizzati in due turni separati: prima i gravissimi che vanno imboccati e seguiti con un rapporto praticamente di uno a uno. Poi è il turno dei “grandi”, che mangiano da soli e si sentono anche un po’ superiori a cosiddetti “piccoli”. Dopo cena, i più bisognosi vengono messi a letto, mentre quelli autosufficienti sono liberi di guardare la televisione e di decidere quando andare a riposare.
E’ molto difficile sapere quali siano le patologie di base: sono normalmente persone sole, senza famiglia, o con cugini lontani che non si interessano di loro. Molti sembrano esiti di meningiti o encefaliti; alcuni sono idrocefali; altri sono degli spastici. Qualcuno è psichiatrico, ma nessuno è pericoloso.
Credo che anche l’esperienza con i nostri handicappati, che il Cottolengo chiamava i buoni figli, sia piena e ricca di soddisfazioni umane e professionali.


Ciao Fr Beppe Gaido

BuoniFigli1.jpg

1 commento:

Anonimo ha detto...

MITICI!!!!!!!!!!!!!!!!
.... anzi DI PIU'!!!


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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