martedì 3 marzo 2009

Attività caotica alla Clinica prenatale


Come spesso accade, quando arrivano le donazioni di zanzariere che dobbiamo distribuire, il lavoro al clinic diventa più intenso. E' un passaparola velocissimo, e le mamme, invece di essere alcune decine (in media una cinquantina al giorno), diventano alcune centinaia. Normalmente Monica non ce la fa a seguire il lavoro in questi frangenti, e la dobbiamo supportare con altro staff. E' una lotta contro il tempo, ed è una fatica continua di contenzione e gestione della folla. C'è chi spinge, chi vuole passare due volte, per ricevere due zanzariere; chi non rispetta la coda.

FilaZanzariere.JPGAnche le foto un po' mosse fanno capire l'agitazione che oggi si respirava al clinic. Non c 'è stato neppure tempo di mangiare. E' poi un vociare continuio, un chiacchiericcio che ti riempiva le orecchie, bambini che piangevano disperati sulla schiena delle mamme.
Ogni volta dovevamo compilare dei registri per i donatori, e distribuire una "card", su cui andava anche apposto il timbro che testimoniava la avvenuta distribuzione gratuita.
Un lavoro immane.
Siamo molto stanchi, ma alla fine della giornata le zanzariere regalate anche con il nostro contributo sono state 750... un bel numero davvero!
Le regole erano molto ferree: solo alle donne, e solo se potevano dimostrare di avere un figlio di età inferiore ai 5 anni. Questo riflette una politica dei donatori, i quali ritengono la donna la vera colonna della casa, e considerano l'infanzia come l'età più a rischio per complicazioni gravi ed anche mortali della malaria.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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