martedì 3 marzo 2009

Attività accademiche a Chaaria


Nel corso di quasi un decennio a Chaaria si sono compilate parecchie tesi di laurea. Per la quasi totalità si è trattato di tesi per il corso di laurea in scienze infermieristiche (oltre 15). In un caso abbiamo avuto una tesi sperimentale realizzata nel nostro ospedale per la laurea in medicina e chirurgia. Ci sono state anche due tesi per la laurea breve in ostetricia.
Al momento sono in contatto con una infermiera ed una ostetrica per altre due tesi.
AssistenzaInfermieristica.jpgIl metodo di lavoro è variabile. Spesso c'è prima una fase di raccolta dati che noi a Chaaria facciamo usando delle griglie o dei questionari fornitici dallo studente. Segue poi la esperienza di volontariato, in cui, oltre ad aiutarci, lo studente completa e perfeziona la raccolta dati: tale fase in media dura circa un mese, ma nel caso della tesi in medicina si è invece protratta per un semestre. Lo studente quindi si porta in Italia il materiale e lo rielabora con il proprio relatore.
Si tratta di esperienze molto interessanti anche per noi in quanto ci danno occasione di essere sempre aggiornati ed in contatto anche con il mondo accademico.

Gli argomenti più frequenti hanno riguardato: HIV, malaria, TBC, problematiche legate al ruolo professionale in diverse culture.
La foto allegata si riferisce all'ultima tesi discussa in Italia e realizzata con dati raccolti anche a Chaaria (ho tolto i riferimenti anagrafici e geografici per rispettare la privacy del candidato).
Altra esperienza molto interessante è stata la collaborazione scientifica con una università americana per uno studio sulla diarrea da criptosporidium parvum. Noi fornivamo i campioni che poi gli studiosi passavano a ritirare in giorni prestabiliti. Lo studio è durato per circa due anni e Chaaria è stata citata nella pubblicazione scientifica.
Ciao

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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